La Procura di Perugia ha chiuso l'inchiesta accusando sette poliziotti e tre diplomatici per le modalità in cui è stata catturata ed estradata la moglie del rifugiato politico kazako Muktar Ablyazov
Duplice sequestro di persona. E' l'accusa con la quale la Procura di Perugia, chiusa l'inchiesta sul presunto rapimento di Alma Shalabayeva e della figlia Alua Ablyazov, chiederà il rinvio a giudizio per sette poliziotti, un giudice di pace e tre diplomatici del Kazakistan.
I fatti Gli undici uomini avrebbero realizzato il sequestro della donna e della bambina, nata dal matrimonio col dissidente kazako Mukthar Ablyazov, sotto mandato di arresto dall'ambasciata kazaka. Trovarono solo la moglie e la figlia di 6 anni, che furono imbarcate per un volo di ritorno in Kazakistan dove vennero messe agli arresti domiciliari. Pochi giorni dopo il tribunale di Roma stabilì che il presupposto con cui era stata giustificata l’espulsione – cioè un passaporto diplomatico della Repubblica Centrafricana in possesso della donna e considerato falso – non sussisteva, e l’episodio divenne un caso politico trattato estesamente dai giornali italiani e internazionali.
I ministri dell’allora governo Letta, e soprattutto il ministro dell’Interno Angelino Alfano, furono accusati per come avevano gestito la vicenda: nel dicembre del 2013, soprattutto grazie al lavoro dell’allora ministro degli Esteri Emma Bonino, Shalabayeva e sua figlia tornarono in Italia e fu loro concesso lo status di rifugiate da parte del ministero dell’Interno.
L'inchiesta La notifica della chiusura dell'inchiesta è arrivata tra gli altri all'ex capo della squadramobile dri Roma, Renato Cortese, adesso direttore dello Sco- Servizio centrale operativo-e all'ex responsabile dell'ufficio immigrazione,oggi questore di Rimini, Maurizio Improta. Tra i reati di cui devono rispondere anche l'accusa di falaso in atto pubblico, omissione e abuso d'ufficio. Un caso complesso che provocò le dimisisoni dell'allora capo di gabinetto del Viminale, Giuseppe Procaccini e il pensionamento anticipato del Capo della segreteria del dipartimento della Pubblica Sicurezza, Sandro Valeri.
Mukthar Ablyazov Mentre Alma Shalabayeva e la figlia al momento si trovano ancora in Italia godendo dello status di rifugiate, il marito, Muchtar Ablyazov, si trova ancora in carcere nel sud della Francia, a Aix-en-provence dov'è stato fermato nel luglio 2013 con l'accusa di frode bancaria. La storia di Ablyazov è lunga e complicata: sia quella dei suoi guai con la legge in Kazakistan e delle accuse di frode bancaria, sia quella del labirintico procedimento legale in Francia che sta cercando di stabilire se debba essere estradato in Russia o meno.
Ex banchiere e politico, è divenuto oggetto di investigazioni da parte della Corte suprema del Regno Unito per l'accusa di essersi appropriato indebitamente di miliardi di dollari dalla BTA Bank tra il 2005 e il 2009. Inoltre, è un personaggio controverso in Kazakistan per la dura opposizione al governo del Presidente Nazarbaev, per cui fu ministro. Nei primi anni 2000, venne condannato per accuse fondamentalmente politiche. Il procedimento giudiziario da lui subito non rispettava gli standard internazionali richiesti per un equo processo. Secondo certi media, sembra che sia stato oggetto di torture, pestaggi e altri maltrattamenti. In risposta dunque alla pressione della comunità internazionale fu rilasciato nel maggio 2003, a condizione, però, che rinunciasse all'attività politica. Da allora l'uomo vive lontano dal Kazakhistan.