"Pronti ad ascoltare le vittime e i loro familiari"
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L'abuso sessuale di minori è un "delitto canonico" ma anche un "crimine perseguito dall'autorità civile". Nelle situazioni diverse da Paese a Paese è importante cooperare con l'autorità civile, come raccomanda la Congregazione per la dottrina della fede nella circolare inviata alle conferenze episcopali. Si esorta poi a dare "sempre seguito alle prescrizioni di leggi civili per quanto riguarda il deferimento dei crimini alle autorità preposte".
La Chiesa ha il "dovere di dare una risposta adeguata" ai casi di abuso sessuale su minori commessi da preti. E "detta risposta dovrà provvedere all'applicazione del diritto canonico in materia, e, allo stesso tempo, tener conto delle disposizioni delle leggi civili", si legge nella circolare inviata alle Conferenze episcopali per elaborare le Linee guida contro la pedofilia, che dovranno vedere la luce entro il maggio 2012.
La Chiesa e i vescovi devono mostrarsi pronti, si legge ancora nel documento, "ad ascoltare le vittime e i loro familiari e impegnarsi nella loro assistenza spirituale", secondo l'"esempio particolarmente importante" dato dal Papa nei suoi incontri con le vittime di abusi sessuali di chierici.
Tuttavia l'iter da seguire, quando si venga a conoscenza di possibili abusi, prevede un'inchiesta preliminare interna: "La responsabilità nel trattare i casi di abuso sessuale nei confronti di minori spetta in un primo momento ai Vescovi o ai Superiori Maggiori - si ribadisce infatti nella lettera inviata alle Congregazioni di tutto il mondo, in cui si spiega che successivamente, "se l'accusa appare verosimile", il vescovo o il Superiore Maggiore deve "condurre un'indagine preliminare" e successivamente, se l'accusa risulta "credibile, si richiede che il caso venga deferito alla" Congregazione per la dottrina della fede, che, "una volta studiato il caso", "indicherà al Vescovo o al Superiore Maggiore i passi ulteriori da compiere".
Per il prete accusato vale la "presunzione di innocenza, fino a prova contraria, anche se il vescovo può cautelativamente limitarne l'esercizio del ministero, in attesa che le accuse siano chiarite". Allo stesso modo, bisogna escludere "il ritorno del chierico al ministero pubblico se detto ministero è di pericolo per i minori o di scandalo per la comunità".