A un anno della morte della ragazza l'assassino non ha ancora un nome. Ma secondo il perito della famiglia le 15 mila tracce di dna raccolte porteranno a inchiodare il colpevole
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Il prossimo 26 febbraio sarà passato un anno dal ritrovamento del corpo di Yara Gambirasio, la 13enne scomparsa a Brembate Sopra il 26 novembre 2010. In questi mesi le indagini si sono basate in gran parte sulla ricerca di dna tra i cittadini. Sono circa 13 mila i test biologici effettuati, per un costo complessivo di circa un milione di euro. L'assassino non ha ancora un nome, ma secondo il perito dalla famiglia il cerchio si sta stringendo.
La soluzione è scritta nel Dna
Ne è convinto Giorgio Portera, ex ufficiale del Ris di Parma e attualmente consulente privato della famiglia Gambirasio, la soluzione del giallo di Brembate arriverà proprio dalle tracce del Dna. Il metodo utilizzato dagli inquirenti è tanto semplce dal punto di vista logico, quanto complesso sotto il profilo tecnico. Si tratta di comparare le tracce biologiche lasciate dall'assassino sui resti e sugli indumenti di Yara con quelle dei sospettati.
Le tracce portano nel paese di Gorno
Seguendo questo metodo le indagini sono arrivate in un paese di 1600 abitanti, Gorno, dove vive un giovane di circa 30 anni. E' estraneo all'omicidio ma il suo profilo genetico coincide in molti punti con quello dell'assassino. Quasi sicuramente si tratta di un suo parente. "Le indagini sul Dna sono l'aspetto determinate della vicenda e se svolte con rigidi metodi investigativo avranno senza dubbio un risultato - ribadisce Portera. Che sottolinea, però, come sia importante non trascurare gli altri elementi.
Interrogatori, foto e referti
Il perito, che per ora non ha ancora avuto accesso a tutte le carte dell'inchiesta, sostiene che alle evidenze scientifiche andranno accostati i verbali degli interrogatori, le foto e i referti autoptici. Solo mettendo insieme tutti gli elementi si potrà arrivare alla soluzione del caso.