anticipazione "quinta colonna"

Costa Concordia, Schettino: "Domnica era in plancia, ma era l'amica di tutti"

Ecco l'intervista rilasciata a "Quinta Colonna" andata in onda su Canale 5. Il comandante racconta la sua versione dei fatti e rivela: "L'inchino? Non sfidavo nessuno"

11 Lug 2012 - 14:02
 © Tgcom24

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In esclusiva a "Quinta Colonna", il programma condotto da Salvo Sottile andato in onda su Canale 5, il comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino, racconta particolari inediti sul naufragio. Ecco alcuni stralci dell'intervista.

''Qualcuna delle vittime le conoscevo come il cameriere, sempre sorridente - ha ricordato - Ci penso sempre''. Poi, parlando del marito di una vittima, che ha detto di voler incontrare Schettino, il comandante ha detto di comprendere quel desiderio e che vorrebbe ''portasse un fiore per me alla moglie''.

''Non ho trovato la pace. Nella coscienza di quello che potevo fare si', ma la pace di accettare quello che e' successo no. Ma - ha aggiunto - bisogna essere forti abbastanza da conviverci''.

''Quelle 32 vittime me le sento sulla coscienza, e' normale''. Schettino ha Poi detto di non aver avuto contatti con qualche familiare delle vittime: ''mi farebbe piacere incontrare tutti'', ha aggiunto, rivelando di averne incontrato uno, in una circostanza di cui, pero', ha preferito non parlare.

Comandante lei ha deciso di parlare qualche giorno dopo la fine degli arresti domiciliari, perché?
Perché prima cosa voglio metterci la faccia, perché credo sia mio preciso dovere spiegare come sono andati gli eventi in quanto questa vicenda è articolata e complessa secondo il mio punto di vista, ognuno ha la sua verità, non è sicuramente la verità assoluta, ma credo sia un mio preciso dovere visto che un po’ tutto il mondo è stato coinvolto direttamente o indirettamente in questa vicenda, credo sia un mio preciso dovere fare questo anche se non ne avrei tanta voglia di parlare, sinceramente lo faccio come dovere morale verso il pubblico, la mia intenzione non è di far cambiare idea al pubblico, perché ognuno ha la propria idea la rispetto e la mantengo, non auguro sinceramente mai a nessuno di poter vivere un bivio, un dramma del genere.

Ripercorriamo cronologicamente quella giornata, perchè lei chiede di essere avvisato per andare in plancia al momento dell’arrivo vicino al Giglio? 
Se il maitre mi chiede comandante passiamo da li… è normale per dire guarda vengo pure io, suoniamo tre fischi di saluto all’isola è normale che il comandante presenzi.

C’era anche la Cemortan?
La signorina stava aspettando fuori dove sta la tenda e aspettava la cabina libera, la chiave che gli avrebbe poi fornito...

Perché era lì? Perché era li in plancia, seppur dietro? 
Perché lei era una mia amica e del capo commissario, una persona che voleva fare una crociera con le sue amiche a bordo, voleva comprare un biglietto in Russia, disse che nelle agenzie russe non era riuscita a trovare un posto sulla nave e quindi la aiutammo a trovare regolarmente una cabina e un regolare biglietto di viaggio.

C’è stato molto gossip attorno a questa vicenda e l’hanno descritta come qualcosa di più di un’amica
E’ normale che c’è stato gossip…E’ sicuramente una persona socievole, simpatica e un po’amica di tutti, non necessariamente non doveva essere qualcosa di più.

Però quella sera era a cena con lei la Cermotan?
E’ stata a cena con me, è stata assieme anche al capo commissario perché alla fine ripeto ci sono delle persone con cui vale la pena farsi due risate… nient’ altro…

Si è detto che la manovra, quindi il saluto al Giglio fosse una manovra fatta per dimostrare anche agli occhi di questa ragazza le sue doti di capacità di portare quella grande nave vicino al Giglio  
A parte il fatto che era notte e quindi non c’era nulla da vedere, meno male che poi su Fb hanno trovato il messaggino che l’inchino era stato fatto per il mettre.

Passiamo il più vicino possibile. Questo lei avrebbe detto al cartografo Canessa, secondo quanto dice l’ufficiale Koronika
Io non volevo sfidare nessuno, abbiamo programmato una navigazione a mezzo miglio e basta, quindi mezzo meglio per me era una distanza accettabile per fare un saluto, altrimenti non l’avrebbero manco visto, manco sentito sto benedetto saluto. C’è una differenza tra un inchino e un passaggio, quello doveva essere un passaggio ravvicinato all’isola, perché in caso di inchino noi generalmente, si riduce la velocità, si va a distanza ravvicinata, si scelgono le carte giuste per fare l’inchino ad una certa distanza dalla terra, se fosse stato programmato un vero e proprio inchino, non sarebbe successo perfettamente niente.

Ma lei si sente di dover chiedere scusa a qualcuno?
Ma sicuramente io non posso essere felice per quello che è successo, il mio cordoglio, il mio affetto più sincero va alle persone che purtroppo non ci sono più. Il danno economico sicuramente ci sta, i danni sono per le perdite, per le persone che sono state colpite nei loro affetti e alla fine sicuramente per l’azienda e per il comandante della nave che poi è stato vittima di tutto questo sistema, questa cosa che è successa che è un sentimento indescrivibile, è ben minore dell’ affetto di una madre che perde una bimba sicuramente, è incommensurabile. Però la perdita della nave per un comandante è qualcosa…non esiste un metro di dolore.

Lei dice il mio cordoglio…il cordoglio non equivale alle scuse, le ho chiesto se lei pensa di dover chiedere scusa?
Certamente, perché io non pensavo mai potesse accadere una cosa del genere, va al di là di ogni intenzione di voler fare qualcosa del genere. Nell’incidente non solo viene identificata la nave, l’azienda, viene identificato il comandante e quindi è normale che io debba chiedere scusa, quindi è normale che io debba chiedere scusa, proprio come rappresentante di questo sistema a tutti.

Lei ha parlato di una madre e di una bimba, lei come ha preso la notizia della morte della piccola Daiana Arlotti?
Preferirei evitare, non vorrei parlarne…perché già mi fa star male.

Io però glielo devo chiedere comandante
Questa è una domanda che mi distrugge, è terribile.

Perché?
Lasciamo stare dai…

Ilaria Cavo

Però poi lei va via dalla nave, questa nave la lascia?
Fino adesso su questa faccenda ci si è sciato dentro, si è fatto tanto intrattenimento a discapito dell’informazione, io credo che lei, di questo ne ho avuto stima dall’inizio, ha la capacità di analizzare le cose e quindi non si ferma alla superficie, a quello che è stato lasciato credere e che poi alla fine ha avuto questo grande eco, il comandante che abbandona sta nave. Io sono sceso dal ponte 8 quella nave si stava palesemente inclinando, praticamente ho visto la lancia che stava sotto il cancello d’imbarco dove ho fatto una scelta, già non potevo rimanere sulla nave perché il legno era ormai scivoloso perché creando un piano inclinato 50-55 gradi, sono stato praticamente favorito ad andare sulla lancia, non so se sono scivolato o se sono caduto, se la nave che si è spostata, non credevo che si sarebbe dato tutto questo peso sullo scivolare, il comandante cammina e inciampa su una lancia di salvataggio. Sono solo cattiverie.

Ma se ce lo deve dire oggi cosa è successo, è scivolato, è caduto è andato fino a lì, c’è voluto andare…Qual è la verità? 
Io non sono ne inciampato né caduto, mi mancava il suolo sotto i piedi, come una scossa di terremoto, cade il solaio e lei cosa fa? Cade col solaio…

Ma lei però arriva sullo scoglio, lei cosa prova quando arriva su quello scoglio? Perché guarda dallo scoglio la nave che affonda, questo dicono. 
Io avrei voluto sorreggerla con le mani, onestamente, però non mi è stato possibile, l’unica cosa che ho fatto, ho preso il cellulare e ho chiamato immediatamente i soccorsi.

Il punto comandante è che ci sono dei suoi ufficiali che si sono buttati in acqua e altri che hanno provato a raccogliere quei passeggeri che erano in acqua tra la nave e lo scoglio, lei non ha avuto la tentazione di ributtarsi in acqua di dare una mano ai passeggeri?  
Quello che ho visto io è che c’erano già 5 o 6 che venivano verso lo scoglio, cioè non ho visto persone che stavano affogando in acqua onestamente.

Quando capisce comandante che ci sono delle vittime? 
Mi sembra, il comandante della Capitaneria, De Falco, mi disse ci sono già delle vittime, ma non so se era un dato esatto se realmente ci fossero delle vittime, il primo che me l’ha detto è stato lui. Speravo sempre non fosse vero, poteva essere anche una persona che era svenuta, che poi si sarebbe ripresa.  

Le viene chiesto ad un certo punto di risalire a bordo, lo fa De Falco in una telefonata molto famosa che ha fatto il giro del mondo perché lei non sale a bordo e cosa ha provato a risentire quella telefonata? 
Ascoltare quella telefonata non mi ha fatto nessun effetto perché io mi sono messo nei panni dell’ interlocutore, generalmente quando si gestiscono i soccorsi a distanza, bisogna avere l’attenzione della persona che in quel momento rappresenta i tuoi occhi e capire lo scenario in cui si sta svolgendo la circostanza. Io da comandante non ho mai dato un ordine che non possa essere eseguito, cioè lui ha richiamato un dovere senza capire che non poteva essere fatto. Il discorso è che non aveva considerato che la nave sul lato dritto era affondata, dovevo fare 300 metri a nuoto, cioè buttarmi in acqua fare il giro della prora, vedere la biscaggina, col cellulare da preservare , perché nel frattempo dovevo parlare con l’unità di crisi, facevo una cosa molto più seria.

Cioè lei dice, è stato meglio rimanere sullo scoglio perché almeno avevo il cellulare e potevo parlare. 
Io alla fine ho chiamato gli elicotteri, gli ho tenuti informati di tutto.

Sta di fatto che ci sono altri ufficiali che sono sbarcati alle 5 e 40 del mattino.  
Quella è stata anche una condizione per proteggersi, in che senso? Io se avessi voluto proteggere me stesso, mi sarei messo sul lato di sinistro sicuro che la nave non affondava, e quindi stavo lì.

Però se lei fosse rimasto lì, alla fine oggi non sarebbe il codardo che tutta Italia ritiene che lei sia. 
Il codardo è chi in una situazione di pericolo, cerca di trarne vantaggio. Se avessi saputo che quella telefonata fosse stata resa pubblica, sicuramente il tono della conversazione sarebbe stato diverso. Lasciar prevalere il proprio io sarebbe significato, riattaccare il telefono e buttarlo in acqua, non ho capito a che gioco stiamo giocando…e là ci è mancato poco e di quello sono fortunato a non averlo fatto, perché avrei dato stile a tutta la mia napoletaneità e gli avrei fatto capire un pochettino chi era quel comandante: Francesco Schettino. 

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