"L'Italia - spiega a Tgcom24 Beatrice Senese, una delle attiviste - è un Paese retrogrado. E' piu' facile che ci dicano "Copritevi puttane" piuttosto che chiederci: per cosa manifestate?"
© Armando Casalino
"Queste non sono tette, ma un messaggio politico". Parola delle Femen italiche. Il movimento femminista che, dopo essere nato in Ucraina, a suon di topless e incursioni, si è diffuso in tutta Europa, sbarca anche da noi. "Il nostro Paese è ancora troppo arretrato per poter capire una protesta a seno nudo. E' piu' facile che ci dicano "Copritevi puttane" piuttosto che chiederci: per cosa manifestate?", spiega a Tgcom24 Beatrice Senese, una delle attiviste.
Modenese, 22 anni, laureanda in Lingue e Letterature Straniere a Bologna, Beatrice ha conosciuto il gruppo delle Femen durante un periodo di studio in Germania.
"Femminismo oggi significa combattere una discriminazione - spiega la Senese -, il nostro atteggiamento é molto simile a quello di chi dicesse: no al razzismo. Gli si potrebbe chiedere quali sono gli ideali che porta avanti, e risponderebbe probabilmente: l'uguaglianza e il diritto alla dignità umana, al di là delle reciproche differenze. Così noi".
C'è qualche cosa in particolare che ti ha portato a pensare che in Italia servisse un movimento come quello delle Femen?
"Ci sono due episodi, in qualche modo collegati. Un giorno una mia amica mi ha detto: io devo poter girare nuda per strada, senza che nessuno mi tocchi. E pensandoci è vero: il fatto di essere una donna non autorizza nessuno a mancarmi di rispetto, a prescindere da come mi vesto per esempio. Una cosa banale che però è tutt'altro che scontata. Neanche a farlo apposta, qualche tempo dopo stavo cercando una strada e ho chiesto indicazione a un signore: mi sono sentita dire che me l'avrebbe anche detto ma che "non è un bel posto dove andare per una signorina, alle dieci di sera, da sola". Come se l'essere una donna, di sera, da sola in qualche modo mi rendesse colpevole o comunque co-responsabile nel caso mi fosse successo qualcosa. Lo avrebbero detto a un uomo? No."
Perché niente topless per ora per le Femen italiane?
"Non manifestiamo in piazza in topless per due motivi principali: il primo è che siamo un'organizzazione giovane, quindi manca ancora quella struttura necessaria anche solo per far fronte alle conseguenze legali che potrebbero verificarsi dopo una contestazione (anche le Femen ucraine sono nate nel 2008, ma hanno fatto la loro prima protesta "nuda" solo nel 2010). Secondo, in Italia siamo ancora troppo indietro: non è un caso che negli altri Paesi, per quanto il topless attiri l'attenzione, il dibattito poi sia incentrato sui temi che di volta in volta le Femen abbracciano.
In Italia, invece il dibattito si ferma al seno scoperto: "copriti puttana", "Prima rivestiti e poi parla" sono alcuni dei messaggi che ci arrivano sulla nostra pagina Facebook e che dimostrano come la resistenza al corpo della donna sia ancora forte. Siamo state immortalate in topless per una mostra fotografica: sul corpo avevamo scritto quello che è il nostro motto: "queste non sono tette ma un messaggio politico". Quando guardando quelle foto qualcuno si chiederà, quale è il messaggio e non si fermerà invece solo al topless, allora avremo raggiunto uno dei nostri obiettivi, perché saremo state viste come persone, e non solo come "quelle che hanno le tette" che è una delle "visioni" tipicamente maschili".
Come nasce l'idea del topless?
"Le Femen, di tutto il mondo, non vanno in giro a seno nudo. Utilizzano il topless come arma di lotta e in determinati contesti. Da una parte è sicuramente un modo per attirare l'attenzione dei media. Dall'altra ha anche un significato più profondo che si chiarisce ancora di più con l'esempio dell'Ucraina. Lì la protesta delle Femen è iniziata per denunciare la tratta delle donne del Paese, spesso portate all'estero e costrette a prostituirsi. Nello sfruttamento sessuale è chiaro che le donne sono soggette alla perdita della libertà circa l'uso del proprio corpo: il manifestare a seno nudo è un modo per sottolineare che il corpo appartiene al singolo individuo e solo lui può decidere come usarlo".
C'è differenza c'è fra l'estero e l'Italia nell'affrontare il tema del femminismo?
"Quando si vive all'estero, si capisce quanto l'Italia sia arretrata rispetto a certi temi: in Francia e Germania per esempio non solo esiste un dibattito sul femminismo, ma l'argomento è affrontato attraverso studi applicati alle diverse discipline, i cosiddetti gender studies. Da noi, nominare certi argomenti suscita ilarità o tuttalpiù un "ci risiamo". Basti pensare ai dibattiti che si sono avuti in Francia sul declinare la lingua solo al maschile: oggi non c'è un giornalista che si sogna di scrivere il ministro quando si tratta di una donna, ma usa l'espressione madame la ministre. E anche se sembra una banalità non lo è: il "linguaggio al maschile" fa passare l'idea di una normalità fatta di uomini e di eccezioni fatte da donne. Mentre noi combattiamo proprio perché questo tipo di pensiero sparisca".
Come è stato per te posare in topless?
"Prima di farlo mi sono fatta molte domande: per me era un'esperienza nuova. In casa e fra gli amici ho trovato sostegno anche perché mi sono sempre mossa nella sfera dell'attivismo e sanno che non sono una che si tira indietro. Certo che trovarsi su giornali o su Facebook a seno nudo non è proprio un'esperienza da tutti i giorni... un po' strano mi fa. Ma credo che il messaggio che vogliamo mandare sia più importante di certe resistenza. E so che magari qualcuno sorriderà o farà commenti pesanti. Ma il risultato sarà già in un po' raggiunto se anche solo qualcuno invece di dirmi "Ti ho visto le tette", mi dirà: Wow ti ho visto, sei una femminista, cosa fate?"