STRANEZZE BUROCRATICHE

Vive in carcere, ma è proprietario di una casa: "La cella è l'abitazione principale, paghi l'Imu"

L'uomo ha fatto ricorso al Garante regionale per i diritti dei detenuti. La questione burocratica verte sul concetto "di residenza abituale"

28 Ago 2013 - 08:42
 © Ansa

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Secondo quanto risulta alla sezione Tributi del Comune di Monvalle (Varese), il signor W.B. "abita" in via Cristina di Belgioioso n.120, Bollate. In più risulta co-proprietario di 2 abitazioni. Su queste, l'ufficio Tributi comunale, ha chiesto all'uomo il pagamento dell'Imu in quanto seconde case. Tutto nella norma quindi? Non proprio dato che "via Cristina di Belgioioso n.120" altro non è che l'indirizzo del carcere di Bollate.

Come racconta il quotidiano "Il Giorno", la vicenda alquanto bizzarra è arrivata sul tavolo del Garante regionale dei diritti dei detenuti della Lombardia, dopo che W.B., all'arrivo della cartella esattoriale, ha deciso di fare ricorso.

L'interpretazione del decreto sul calcolo dell'Imu - La questione, prettamente burocratica, riguarda l'interpretazione del decreto legislativo sul calcolo dell'Imu che prevede agevolazioni per la prima casa. Ma qual è la prima casa di W.B.? Stando al testo della normativa, sarebbe l'unità abitativa dove "il soggetto abbia la propria residenza anagrafica e vi dimori abitualmente".

Ma per il Garante questa interpretazione non può valere per i detenuti, come la legge prevede esplicitamente che non possa valere per le persone anziane costrette a trasferire la residenza "in istituti sanitari a seguito di ricovero permanente": per questi l'abitazione principale resta quella di proprietà, purché non affittata.

In attesa di una risposta dal Comune di Monvalle, mentre il Garante è pronto a dare battaglia, con tanto di interrogazione al ministero dell'Economia, W.B. avrà il tempo di domandarsi quanto in via Cristina di Belgioioso n.120 si senta come a casa.

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