Dopo le manifestazioni di solidarietà, Konate Bouyagui, pensa al futuro e valuta se rimanere nella città in cui vive da 4 anni: "Se le cose restano così, lascio tutto quello che ho costruito"
di Gabriella PersianiSta cercando di ritrovare la serenità perduta all'improvviso in una notte d'estate in Corso Umberto, a Napoli, ma risponde senza esitazioni su quello che è accaduto, anche se la sua voce, colorata dal caldo accento napoletano, mostra il segno di quanto sia provato. Tgcom24 raggiunge al telefono Konate Bouyagui, il 22enne chef maliano colpito in un raid. "Erano usciti apposta con il fucile a pallini quella notte, si sono preparati a colpire chiunque, purché di colore", è la sua convinzione, mentre ripensa ai due sconosciuti a bordo dell'auto che lo hanno ferito. "Amo Napoli e lo dimostra il fatto che vivo qui da 4 anni e qui ho costruito tanto, ma se le cose non cambieranno lascio tutto", anticipa e sull'aria pesante contro i migranti dice: "Sono pronto a incontrare Salvini nelle vesti di ministro di tutti, non di politico a caccia di voti: sono un esempio di integrazione e so che lui conosce la differenza che c'è tra un regolare e un irregolare, ma poi fa propaganda".
Una propaganda, che come lei stesso ha affermato nel suo post di "perdono" ai suoi aggressori, ha avvelenato ultimamente il clima di Napoli?
"In questo ultimo periodo, con me, sono tre i maliani feriti in raid tra Napoli e Caserta. Tra noi non ci conosciamo e abbiamo capito che il bersaglio può essere chiunque, purché abbia la pelle nera; la comunità tutta è seriamente preoccupata. A Napoli vivo da quattro anni, mi piace, altrimenti non sarei rimasto; ho dato e costruito tanto e ho anche ricevuto tanto. Lo stesso sindaco de Magistris in questi anni mi ha consegnato onorificenze perché rappresento un modello di integrazione, ma l'aria è cambiata. La paura c'è ed è continua".
Si aspettava tutta la solidarietà che ha ricevuto anche durante il sit-in in Prefettura?
"Tanta gente intorno a me e il sindaco stesso. Mi aspettavo il suo intervento, perché conosce il mio impegno qui. Invece, dalle altre istituzioni non mi aspetto niente. Salvini non fa il ministro, ma continua la sua campagna elettorale".
Ma sarebbe disposto a incontrarlo?
"Se fa il ministro di tutti, sono pronto ad incontrarlo. Se Salvini fa il politico sempre a caccia di voti, no. Io so che lui conosce la differenza tra un regolare e un irregolare, non glielo devo dire io presentandogli la mia storia. Deve però fare il suo lavoro di ministro. E' il ministro di tutti".
Ne avrà ancora per una decina di giorni, ha già deciso cosa intende fare del suo futuro?
"Ci sto pensando. Se le cose non cambiano, mollo tutto e me ne andrò. Ho paura, e non solo io. Non può esserci in Italia lo stesso clima di persecuzione che c'è in Libia. Il razzismo sta aumentando: il governo che gli italiani chiamano 'del cambiamento' sta facendo diventare la gente più razzista".