Voto di scambio, indagata Monica Paolino presidente dell'antimafia della Campania
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Assieme al consigliere regionale di Forza Italia coinvolto il marito, Pasquale Aliberti, sindaco di Scafati. Lei si difende: "Indagata per fatti di cui non sono a conoscenza"
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Monica Paolino, consigliere regionale di Forza Italia e presidente della commissione Antimafia del Consiglio regionale della Campania, è indagata dalla Procura di Salerno. L'accusa è voto di scambio politico elettorale di tipo mafioso. Dia e carabinieri hanno perquisito a Scafati, nel Salernitano, la casa dove vive con il marito, Pasquale Aliberti, sindaco della città e anch'egli indagato.
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La Paolino, da parte sua, ha fatto sapere di aver "appreso con immenso rammarico e stupore di essere indagata per reati relativi a fatti di cui non sono assolutamente a conoscenza. Sono comunque serena e rimango fiduciosa nell'operato della magistratura".
Le indagini dei carabinieri erano partite dopo l'esplosione di un ordigno rudimentale a Scafati il primo novembre dello scorso anno davanti all'abitazione del cognato e della sorella dell'avvocato Vittorio D'Alessandro, consigliere comunale di minoranza del comune di Scafati. I militari erano così arrivati a focalizzare l'attenzione sull'aggiudicazione, che si ipotizza illegittima, di alcuni appalti pubblici.
Ora, a conclusione dell'indagine, sono scattate le perquisizioni: nella sede del Comune di Scafati è stata sequestrata tutta la documentazione relativa all'aggiudicazione di appalti pubblici, tra cui quello relativo alla realizzazione del Polo scolastico comunale dell'importo di circa 6 milioni di euro, al conferimento di incarichi a tempo determinato ai dirigenti dell'Ente e alle determine inerenti i lavori di riqualificazione urbanistica e stradale presso lo stesso consesso amministrativo.
Oltre a Monica Paolino e al marito sono coinvolti nell'inchiesta anche la segreteria generale del Comune di Scafati e una società operante nel settore della consulenza aziendale e sicurezza dei luoghi di lavoro di cui è amministratore unico il fratello del primo cittadino. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, concussione, corruzione e abuso d'ufficio.