scia di sangue

Uno bianca, Occhipinti chiede la semilibertà

Uno dei componenti della banda che terrorizzò negli anni '90 l'Emilia Romagna è stato condannato all'ergastolo. I parenti delle vittime:"Siamo stupiti"

03 Gen 2012 - 20:22
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Marino Occhipinti, uno dei componenti della banda della "Uno bianca" che terrorizzò negli anni '90 l'Emilia Romagna, lasciando una scia di 24 morti, condannato all'ergastolo, ha chiesto la semilibertà. "Siamo sorpresi, sbalorditi. Non sapevamo niente", è il primo commento di Rosanna Zecchi, presidente dell'Associazione dei familiari delle vittime. "Dobbiamo prenderne atto - ha detto la Zecchi - . Certo non è che ci faccia piacere".

La notizia si è appresa alla vigilia del 21esimo anniversario dell'eccidio del Pilastro del 4 gennaio 1991 quando i killer della banda, composta quasi interamente da poliziotti, uccisero tre giovani carabinieri di pattuglia, Andrea Moneta, Mauro Mitilini e Otello Stefanini. Occhipinti è stato condannato all'ergastolo per l'omicidio della guardia giurata Carlo Beccari, compiuto durante un assalto ad un furgone portavalori davanti alla Coop di Casalecchio (Bologna) il 19 febbraio 1988.

L'ex poliziotto della squadra mobile del capoluogo emiliano è in carcere a Padova ed ha già usufruito nel 2010 di un permesso per partecipare alla Via Crucis. Sempre nel 2010 aveva chiesto scusa a Bologna per il dolore causato. Scuse respinte al mittente dai familiari delle vittime, che avevano criticato anche la decisione di concedergli il permesso. Occhipinti è in carcere dal 1994 e quindi ha raggiunto già da tempo (con gli sconti maturati) i termini per fare domanda di semilibertà.

E contro premi agli ex componenti della banda, alle celebrazioni di un anno fa, si è schierato decisamente anche l'arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra. Nell'omelia della messa celebrata in ricordo dei militari disse: "Chi ha ucciso deve accettare la punizione, senza sconti, come vera e propria espiazione non solo davanti agli uomini ma anche davanti a Dio". La banda della Uno bianca - che prese il nome dal modello di auto che gli assassini usavano prevalentemente per i loro raid - tra la metà del 1987 e l'autunno del 1994 si lasciò dietro 24 morti e oltre cento feriti tra Bologna, la Romagna e le Marche, rapinando banche, uffici postali e supermercati, sparando a testimoni o a chi, come unica colpa, era nomade o extracomunitario.

Associazioni vittime: "Siamo sbalorditi"
"Siamo sorpresi, sbalorditi. Non sapevamo niente". E' la reazione di Rosanna Zecchi, presidente dell'Associazione dei familiari delle vittime della Uno Bianca, alla notizia. "Se questo è dobbiamo prenderne atto - ha detto Zecchi -. Certo non è che ci faccia piacere, ma se lui ha la possibilità di farlo e questa è la giustizia... non so cosa dire, siamo sbalorditi".

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