congolese di vent'anni

Stupro Rimini, arrestato anche il quarto componente del branco | Polizia: nessuno l'ha aiutato

Gli altri tre assalitori, tutti minorenni, sono già a disposizione degli inquirenti. Il padre di due arrestati: "Devono pagare"

03 Set 2017 - 23:01
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Anche il quarto componente del branco che a Rimini ha assalito una coppia, stuprando lei e picchiando selvaggiamente lui, è stato arrestato. Il giovane, Guerlin Butungu, un congolese di 20 anni, è stato bloccato mentre stava tentando di fuggire in treno. Gli altri tre stupratori, tutti minorenni, sono già a disposizione degli inquirenti. Il branco aveva violentato nella stessa notte anche un transessuale e assalito un'altra coppia alcuni giorni prima.

Il ventenne alle 2 di notte era sfuggito alla cattura nel centro di Pesaro: gli uomini dello Sco e della Mobile di Rimini e Pesaro lo avevano intercettato in bicicletta all'altezza del parco Miralfiore. Lui, armato con un coltello, si è accorto di essere circondato ma non si è arreso: ha abbandonato la bicicletta e si è gettato all'interno del parco, dove ha fatto perdere le tracce. Quindi è arrivato alla stazione di Pesaro e alle 5.20 ha preso un treno diretto verso il Nord Italia. Butungu ha però tenuto con sé il cellulare, e seguendone le tracce la polizia l'ha individuato: alle 5.40 è stato arrestato quando il convoglio si è fermato a Rimini.

L'arresto effettuato da due agenti donna - "L'arresto è stato una doppia soddisfazione perché a mettere le manette al quarto uomo sono state due donne. Un gesto simbolico che ha reso giustizia alle vittime delle violenze". Lo ha detto il Questore Maurizio Improta,  commentando la cattura che chiude il cerchio attorno al branco autore delle brutali violenze commesse poco più di una settimana fa a Rimini. "Un risultato reso possibile da un grande lavoro di squadra. Il congolese, richiedente asilo, in un primo momento è rimasto meravigliato dalla presenza dei poliziotti e ha cercato di negare la sua identità. Ma ormai era stato inchiodato".

"La polizia polacca ringrazia i colleghi della Squadra mobile della questura di Rimini per l'azione investigativa che ha portato a cattura presunti autori stupri", scrive su Twitter la polizia di Stato italiana pubblicando un tweet delle forze di polizia polacche.

Terra bruciata intorno a Butungu - Nessuno lo ha nascosto, nessuno ha voluto aiutarlo per sfuggire alla cattura. E' uno dei retroscena dell'arresto di Guerlin Butungu. Il giovane viveva a Pesaro in alloggi di fortuna, dopo esser uscito dal programma di "Casa Freedom" che gli ha permesso di avere lo status di rifugiato. Nell'operazione sono stati impegnati in prima linea anche i carabinieri di Pesaro, che avevano raccolto la prima confessione dei due fratelli marocchini minorenni. Da loro gli inquirenti sono risaliti ad un terzo ragazzo, un minorenne nigeriano, e al congolese. Dal lavoro di accerchiamento intorno a quest'ultimo, hanno scoperto che tutti lo avevano abbandonato, facendogli terra bruciata intorno. Nessuno ha risposto alle sue richieste di complicità per nascondersi.

In Italia dal 2015 - Butungu era sbarcato nel 2015 a Lampedusa e aveva ottenuto il permesso di soggiorno per motivi umanitari, andando ad abitare a Cagli, nel Pesarese. Il giovane, secondo la cooperativa che gestisce il servizio di accoglienza di Pesaro, non avrebbe mai dato problemi di comportamento. Ha seguito un corso per diventare cameriere e fino a gennaio lavorava in un ristorante di Fano. Negli ultimi tempi, però, a quanto pare vestiva regolarmente con abiti costosi, ma alle domande su come se li procurasse rispondeva elusivamente.

Il padre di due dei tre minorenni arrestati: devono pagare - "Gli ho detto di andare subito dai carabinieri. Può capitare che uno rubi un telefonino, ma non che uno violenta una donna. Se hanno fatto una cosa del genere devono pagare". Sono le parole al Resto del Carlino del padre dei due fratelli marocchini di 15 e 17 anni residenti a Vallefoglia, nel Pesarese, che si sono presentati in caserma per ammettere il loro coinvolgimento nel doppio stupro di Miramare di Rimini. Grazie alle loro indicazioni è stato in seguito fermato un nigeriano 16enne e poi nella notte è stato rintracciato anche il capobanda, un congolese di 20 anni, Guerlin Butungu.

Il padre, 51 anni, ha spiegato di aver riconosciuto i figli dalle foto diffuse sui giornali e che sabato il figlio 17enne è tornato a casa piangendo. "Mi ha detto che lui era con suo fratello e altri due loro amici, un congolese e un nigeriano, a Rimini. Hanno partecipato allo stupro di cui si parla da giorni".

Nessun pentimento dai minorenni - "I due fratelli minorenni hanno confessato perche' probabilmente si sentivano braccati, le riprese video erano nitide e sapevano che non sarebbe passato molto tempo prima che fossero individuati. In caserma non ci sono state scene di lacrime o pentimenti. I due hanno raccontato di aver partecipato all'atto sostenendo che il maggiorenne era il capo banda". Così il comandante provinciale dei carabinieri di Pesaro, tenente colonnello Marco Filoni, racconta l'arresto dei due fratelli. "Il padre dei due - prosegue l'ufficiale dell'Arma - ci ha raccontato di essere stato lui a invitarli a venire a consegnarsi. I due fratelli erano soggetti noti a noi per alcuni precedenti per piccoli reati. Furti di cellulari, ricettazione motorini e bici rubate. Non avevano precedenti per atti di violenza quindi per loro la vicenda di Rimini rappresenta un 'salto di qualità'".

Linciaggio "social" per il 20enne arrestato - Da quando è stata resa nota l'identità del presunto capo della banda di stupratori di Miramare di Rimini, il profilo Facebook del ventenne congolese Guerlin Butungu, fermato nella notte, è stato preso d'assalto da decine di messaggi di insulti. Tra i commenti ad un post pubblico del 17 luglio in cui il giovane parla in francese di un suo amico morto, sono tanti quelli che augurano a lui la morte e che fanno riferimento alla necessità della pena capitale, con diverse offese razziste. Uno dei post più recenti di Butungu è del 3 luglio, giorno del suo compleanno, quando il giovane ringraziava Dio per averlo protetto sin qui.

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