Sotto sequestro alcune aree, si indaga sull'attività di stoccaggio e trattamento dei residui delle lavorazioni sulle navi, effettuate da aziende in subappalto.
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Stop improvviso alle attività dello stabilimento Fincantieri di Monfalcone (Gorizia). Lo ha deciso il Gruppo cantieristico, costretto da un sequestro di alcune aree definite strategiche disposto dalla Procura della repubblica di Gorizia ed effettuato dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Udine. L'ordinanza è stata emessa nell'ambito di una lunga e controversa indagine della magistratura isontina avviata nel 2013
Sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti l'attività di stoccaggio e trattamento dei residui delle lavorazioni sulle navi, effettuate per conto di Fincantieri da aziende in subappalto.
L'ipotesi di reato, contro l'ex direttore del cantiere, Carlo De Marco, e i titolari di sei imprese, è di gestione di rifiuti non autorizzata. La Procura si era vista respingere la richiesta di sequestro per ben due volte, prima dal Giudice per le indagini preliminari e poi dal Tribunale, ma l'ha infine ottenuta vincendo il ricorso in Cassazione.
Per il gruppo cantieristico si tratta di una vera e propria 'tegola', in un periodo di ripresa della produzione. Pur annunciando ricorso contro il provvedimento Fincantieri si dichiara "costretta" a sospendere ogni attività a Monfalcone. E si tratta di circa 4.500 persone, tra dipendenti diretti e delle società in appalto. Da oggi possono lavorare soltanto gli addetti alla manutenzione degli impianti, cioè all'incirca un centinaio di persone.