I due detenuti, in prigione per rapina a mano armata, sono fuggiti nella notte dopo aver segato la recinzione del cortile. Caccia aperta
© polizia
Hanno segato con una lima le sbarre di protezione in cortile e, aiutandosi con lenzuola annodate tra loro, si sono calati dal muro di cinta del carcere di Rebibbia, a Roma, riuscendo a evadere. E' caccia aperta a Giampiero Cattini, 41 anni, e Sergio Di Palo, 35, fuggiti dalla prigione romana intorno a mezzanotte. Gli investigatori si sono anche recati dalle famiglie dei due, a Primavalle e a Tor Bella Monaca, per cercare qualche indizio utile alla cattura.
Secondo quanto riporta l'edizione online del Messaggero, i due, una volta superato il muro di cinta, si sono ritrovati nel parcheggio riservato agli agenti della polizia penitenziaria e, da lì, hanno imboccato via Tiburtina, la lunga direttrice che collega la centrale stazione Termini al Grande raccordo anulare.
Ancora incerto se, ad attenderli, vi fossero dei complici. Difficile anche accertare quale direzione i due evasi abbiano preso. Per questo sono stati allestiti posti di blocco in tutta la Capitale e presso gli accessi del Gra. Al momento, però, Giampiero Cuttini e Sergio Di Palo sono riusciti a far perdere le proprie tracce.
Cattini era in carcere per rapina e furto. Di Palo, che una quindicina di anni fa era già evaso dagli arresti domiciliari, era invece detenuto per rapina, furto e droga.
Gli evasi erano detenuti nella "Terza casa" del carcere romano. Si tratta di un'ala a custodia attenuata il più delle volte dedicata al trattamento di tossicodipendenti. Nonostante la sorveglianza minore rispetto ad altre parti del carcere, l'ultima evasione risale a 20 anni fa, come ha ricordato il vicecapo del Dap, vice capo del Dipartimento amministrazione penitenziaria, Luigi Pagano. "Stiamo accertando la dinamica esatta dell'evasione e collaboriamo, anche attraverso il nostro nucleo investigativo, alle ricerche dei detenuti. Vorrei comunque ricordare che la Terza Casa di Rebibbia da decenni ha un regime a trattamento avanzato, i cui risultati si sono visti sul campo in merito al reinserimento sociale dei detenuti", ha detto Pagano.
Trovato un biglietto di scuse - I due uomini avrebbero lasciato un biglietto alla direttrice della casa circondariale. Nel messaggio, con tanto di firme, i due si sarebbero scusati del loro gesto, giustificando la loro fuga per motivi legati alla droga. E' quanto si è appreso da fonti del Dap.