Il ministro: "Commossa da questa visita, la situazione delle carceri è di eccezionale difficoltà". Il Pontefice: "Dove c'è un detenuto, lì c'è anche Cristo"
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"Se aiuteremo la barca di nostro fratello ad attraversare il fiume, anche la nostra barca avrà raggiunto la riva". Parole quasi evangeliche che il ministro della Giustizia, Paola Severino, legge a Rebibbia, davanti al Papa, prese dalla lettera di un detenuto. Dal ministro quindi un grazie al Papa per la sua visita: "Non posso nascondere di essere profondamente commossa nel rivolgerle il mio più sentito benvenuto in questo luogo di profonda sofferenza".
"Da tempo ci confrontiamo con dati che testimoniano una situazione di eccezionale difficoltà e disagio e siamo ben consapevoli che tali dati sintetizzano in aride quantificazioni numeriche la terribile condizione di persone che racchiudono nel loro cuore esperienze, sofferenze, speranze", ha aggiunto il ministro della Giustizia, Paola Severino, parlando davanti al Papa.
Il Santo Padre: "Dove c'è un detenuto, lì c'è Cristo"
"Dovunque c'è un affamato, uno straniero, un ammalato, un carcerato, lì c'è Cristo stesso che attende la nostra visita e il nostro aiuto". E' stato l'incipit del Papa nel suo discorso ai detenuti del carcere romano di Rebibbia, che lo hanno accolto con grande entusiasmo e grida di "Viva il Papa". Benedetto XVI ha quindi ricordato la "attenzione della Chiesa per la giustizia degli Stati", citando parte del documento da lui consegnato in Benin lo scorso 19 novembre. "E' urgente - ha detto poi il Papa - che siano adottati sistemi giudiziari e carcerari indipendenti, per ristabilire la giustizia e rieducare i colpevoli. Occorre inoltre bandire i casi di errori della giustizia e i trattamenti cattivi dei prigionieri, le numerose occasioni di non applicazione della legge che corrispondono ad una violazione dei diritti umani e le incarcerazioni che non sfociano se non tardivamente o mai in un processo".
Papa: "Carceri sovraffollate sono doppia pena"
Il "sovraffollamento e il degrado possono rendere ancora più amara la detenzione" e perché i detenuti non debbano scontare "una doppia pena" il Papa chiede alle "istituzioni" di verificare "strutture, mezzi, personale" in relazione alle "esigenze della persona umana", con anche ricorso a "pene non detentive...".
Severino: "Detenzione sia misura eccezionale"
"Riparazione e rieducazione". Una "sanzione effettiva dopo la condanna deve coniugare entrambi i valori posti a fondamento di essa dalla Costituzione". Lo ha detto il ministro della Giustizia Paola Severino dopo aver letto la lettera del detenuto. Un testo - ha aggiunto - che "dimostra come la custodia cautelare in carcere deve essere disciplinata in modo tale da rappresentare una misura veramente eccezionale". Il ministro ha quindi concluso: "E' con questi sinceri e profondi sentimenti, sicura di farmi interprete del comune sentire di tutti i presenti, che Le formulo un caloroso ringraziamento ed un vivo augurio per la prosecuzione della Sua opera pastorale".