Durissima requisitoria all'Appello-bis: "Ucciso da servitori dello Stato, l'ospedale Pertini come un lager"
"Stefano Cucchi è stato vittima di tortura come Giulio Regeni". Così il sostituto procuratore generale Eugenio Rubolino nella sua requisitoria al processo d'appello bis per la morte del geometra romano 32enne. "Il ragazzo è stato pestato, ucciso quando era in mano dello Stato, ucciso da servitori dello Stato. Occorre restituire dignità a Stefano e all'intero Paese. Bisogna evitare che muoia una terza volta", ha aggiunto Rubolino.
Le richieste di condanna - Il sostituto pg ha poi chiesto la condanna a 4 anni di carcere per il primario Aldo Fierro e a 3 anni e 6 mesi per gli altri quattro medici dell'ospedale Sandro Pertini accusati di omicidio colposo per non aver fornito al giovane le cure necessarie affinché non morisse. Si tratta di Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis e Silvia Di Carlo.
Il processo d'appello-bis arriva dopo l'annullamento, deciso dalla Corte di Cassazione nel dicembre scorso, della sentenza di assoluzione. Nelle motivazioni della sentenza, la Suprema Corte parlò di "ingiustificabile inerzia dei medici".
Durante l'udienza davanti alla terza Corte d'assise d'appello, alla presenza di Ilaria Cucchi e del suo avvocato Fabio Anselmo, il pg ha spiegato: "I medici che lo hanno avuto in cura al 'Pertini' sono responsabili di omicidio colposo: per loro, nessuna attenuante generica".
"Quell'ospedale - ha continuato - per Stefano è stato un lager. Il giovane viene privato anche del pane in quanto celiaco. Si è nutrito con acqua. Arriva bradicardico e per questo dovevano da subito fare qualcosa; invece, non viene neanche monitorato".
Il rappresentante dell'accusa ha "sposato" la sindrome da inanizione, da malnutrizione, indicata dai giudici di primo grado come concausa della morte di Cucchi. "Dal momento del ricovero di Cucchi comincia la non diagnosi - ha precisato ancora il procuratore generale -: è stato un comportamento gravemente colposo dei medici. I nostri imputati erano lontani non solo dal formulare una corretta diagnosi, ma anche dal verificarla. In un paziente che stava morendo viene prescritta acqua, ma si continuava a dargli antidolorifici".
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