RELAZIONE

Mafia Roma, secondo il prefetto "restano infiltrazioni" in Comune

Gabrielli rimarca però "gli sforzi per marcare una discontinuità rispetto al passato" da parte della giunta Marino, e spiega che non ci sono gli elementi per sciogliere il Consiglio comunale

10 Lug 2015 - 08:14
 © ansa

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Le indagini "documentano come Mafia Capitale, anche sotto l'attuale Giunta, sia riuscita a infiltrare l'Ente locale, assoggettandone la funzione ai propri interessi". Lo scrive il prefetto Franco Gabrielli nella sua relazione sulle conclusioni della commissione incaricata di verificare l'eventuale infiltrazione mafiosa nel Comune di Roma. Sull'attuale amministrazione, Gabrielli sottolinea gli "sforzi per marcare una discontinuità rispetto al passato".

Il giudizio di Gabrielli si discosta dunque almeno in parte da quello della commissione degli ispettori nominato dall'ex prefetto Pecoraro, e sottolinea come l'azione di discontinuità di Marino è avvenuta "in assenza di precisi segnali di allarme che sarebbero dovuti provenire da organi terzi e che avrebbero ben potuto indirizzare l'azione di ripristino della legalità verso percorsi più decisi".

Da parte sua, però, la giunta Marino "ha dato alcuni precisi e non trascurabili segnali, seppure per dovere di obiettività va precisato che, almeno all'inizio della gestione, si tratta di scelte non dettate da una precisa e consapevole volontà di contrastare l'illegittimità e il malaffare, quanto piuttosto di comportamenti ispirati agli ordinari parametri di regolarità".

Il prefetto conclude la relazione sottolineando che "le evidenze raccolte non consentono l'applicazione della misura dello scioglimento dell'Organo consiliare dell'Ente Locale" perché hanno i "caratteri di rilevanza e concretezza ma non di univocità".

Segretario generale Campidoglio rassegna dimissioni - Il segretario generale del Campidoglio Liborio Iudicello ha rassegnato le sue dimissioni. "Il sindaco Ignazio Marino ha cercato di farlo recedere dalla sua determinazione - spiega il Campidoglio - ma ha poi preso atto della sua ferma volontà per evitare di continuare a lavorare in un clima di delegittimazione della funzione".

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