E ancora: "Ma che io devo stare agli ordini tuoi? Te pago". Tra gli arrestati c'è anche Luca Gramazio, capogruppo di Forza Italia al Consiglio Regionale del Lazio. Gramazio è accusato di partecipazione all'associazione mafiosa capeggiata da Massimo Carminati, che avrebbe favorito sfruttando la sua carica politica: prima di capogruppo Pdl al Consiglio di Roma Capitale e in seguito quale capogruppo Forza Italia in Regione.
Quello che emerge dall'inchiesta, sottolineano gli investigatori, è dunque "la diffusa attività di condizionamento" attuata dall'associazione mafiosa: tutto ciò grazie alla "rete di rapporti e al ramificato sistema tangentizio intessuti dal gruppo mafioso" con il coinvolgimento di "pubblici amministratori e pubblici ufficiali".
Il blitz dei carabinieri è scattato all'alba nelle province di Roma, Rieti, Frosinone, L'Aquila, Catania ed Enna. Nell'ordinanza di custodia cautelare, emessa su richiesta della procura distrettuale antimafia di Roma, vengono ipotizzati a vario titolo i reati di associazione di tipo mafioso, corruzione, turbativa d'asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori e altro.
Tra gli arrestati anche l'ex presidente del Campidoglio - Tra i 44 provvedimenti di custodia cautelare in carcere c'è anche quello per l'ex presidente del Consiglio comunale di Roma Mirko Coratti. In manette anche l'ex assessore comunale alla Casa Daniele Ozzimo e i consiglieri comunali Giordano Tredicine, Massimo Caprari e l'ex presidente del X Municipio (Ostia) Andrea Tassone.
In manette anche l'ex assessore per le Politiche sociali - Tra gli arrestati c'è anche Angelo Scozzafava, ex assessore comunale alle Politiche Sociali. I provvedimenti hanno riguardato anche alti dirigenti della Regione Lazio come Daniele Magrini nella veste di responsabile del dipartimento Politiche Sociali. In manette anche Mario Cola, dipendente del dipartimento Patrimonio del Campidoglio e Franco Figurelli che lavorava presso la segreteria di Mirko Coratti. Infine, posto ai domiciliari il costruttore Daniele Pulcini.
Secondo "capitolo" di Mafia Capitale - Secondo gli investigatori, gli accertamenti successivi alla prima tornata di arresti dell'inchiesta di "Mafia Capitale", hanno confermato "l'esistenza di una struttura mafiosa operante nella Capitale, cerniera tra ambiti criminali ed esponenti degli ambienti politici, amministrativi ed imprenditoriali locali".
In particolare le indagini hanno documentato quello che gli inquirenti definiscono un "ramificato sistema corruttivo finalizzato a favorire un cartello d'imprese, non solo riconducibili al sodalizio, interessato alla gestione dei centri di accoglienza e ai consistenti finanziamenti pubblici connessi ai flussi migratori".
La centralità della figura di Salvatore Buzzi - Le indagini del Ros hanno consentito di accertare, dicono gli inquirenti, la "centralità, nelle complessive dinamiche dell'organizzazione mafiosa diretta da Massimo Carminati, di Salvatore Buzzi", già coinvolto nella prima fase dell'inchiesta e ritenuto "riferimento di una rete di cooperative sociali che si sono assicurate, nel tempo, mediante pratiche corruttive e rapporti collusivi, numerosi appalti e finanziamenti della Regione Lazio, del Comune di Roma e delle aziende municipalizzate".
"Accoglienza dei profughi e dei rifugiati, raccolta differenziata e smaltimento dei rifiuti, manutenzione del verde pubblico" e altri settori oggetto di gare pubbliche, come ad esempio "i lavori connessi all'emergenza maltempo a Roma e le attività di manutenzione delle piste ciclabili": era l'ambito di azione di Buzzi e delle imprese che a lui facevano riferimento.
Gip: "Alemanno chiese aiuto a Buzzi" - Per le elezioni al Parlamento europeo del maggio 2014 Gianni Alemanno chiese l'appoggio a Salvatore Buzzi. Quest'ultimo si sarebbe mosso per ottenere il sostegno alla candidatura anche con gli uomini della cosca 'ndranghetista dei Mancuso di Limbadi. E' quanto emerge dall'ordinanza di custodia in carcere dove vengono descritti i rapporti e "cointeressenze di natura economico/criminali tra Mafia Capitale e la cosca calabrese".
Marino: "Dimissioni? Andiamo avanti e cambiamo tutto" -"Dimissioni? Continuiamo in questo modo. Stiamo cambiando tutto". Così il sindaco di Roma Ignazio Marino a chi gli chiede se avesse pensato di dimettersi dopo la nuova ondata di arresti per l'inchiesta su Mafia Capitale. "Credo che la politica nel passato abbia dato un cattivo esempio ma oggi abbiamo persone perbene che vogliono ridare la qualità di vita e tutti i diritti e la dignità che la Capitale merita", ha quindi aggiunto.