Si sono celebrate a Roma, nella chiesa in cui nel 2006 fu negato il funerale religioso a Welby, le esequie di Vittorio Casamonica, 65 anni. A far da sottofondo al rito la colonna sonora del celebre film di Francis Ford Coppola
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E' bufera sul funerale-Show, con carrozza trainata da sei cavalli e petali di rosa lanciati da un elicottero, celebrato nel cuore di Roma in onore di Vittorio Casamonica capo del clan omonimo. Con il mondo politico allarmato dai "segnali mafiosi", interpretati come una "sfida allo Stato". "Roma sfregiata, fatto inquietante", ha commentato il Pd, mentre Sel ha investito del caso il Parlamento chiedendo spiegazioni sull'aspetto legale della vicenda.
Alfano a Prefetto: "Relazione dettagliata" - Preoccupato anche il sindaco Marino che ha chiamato il Prefetto perché siano condotti accertamenti con estremo rigore. Si è anche attivato il ministro dell'Interno Angelino Alfano che ha chiesto a Franco Gabrielli una "relazione dettagliata" sulla vicenda.
Carrozza, Rolls-Rouce e musiche da "Il Padrino", per le esequie da fiaba - Il funerale del boss è andato in scena "come in un a fiaba": ad accogliere il feretro, arrivato su una carrozza nera con bassorilievi dorati trainata da sei cavalli, è stata un'orchestra che ha suonato la canzone del celebre film di Francis Ford Coppola. Sulla bara un'immagine di Padre Pio. "Hai conquistato Roma, ora conquista il paradiso" e "Vittorio Casamonica re di Roma" recitavano alcuni manifesti che ritraevano il boss a mezzo busto con una corona in testa, il Colosseo e il Cupolone sullo sfondo.
Commozione all'uscita del feretro che è stato salutato da una "pioggia" di petali lanciati da un elicottero. Dopo la funzione, la bara è stata trasportata in una Rolls-Royce mentre la banda musicale ha suonato la colonna sonora di un altro celebre film, "2001 odissea nello spazio.
Il vicariato difende il parrocco: "Responsabile solo di quanto avviene in chiesa" - Un set cinematografico a tutti gli effetti la cui sapiente regia è rimasta nell'ombra, sconosciuta addirittura al prete che ha celebrato la messa che alla richiesta di spiegazioni è caduto dalle nuvole: le sue competenze, come hanno spiegato anche dal vicariato, sono circoscritte a quanto accade all'interno della chiesa. Non all'esterno, dove l'anonimo "scenografo" aveva posizionato gigantografie del malavitoso e dato il via a musiche evocative (tra l'altro la colonna sonora del Padrino).
I funerali del boss nella chiesa che li negò a Piergiorgio Welby - Una chiesa, la Don Bosco a Cinecittà, non nuova alle cronache. Si è scoperto che quella parrocchia, sormontata da una caratteristica cupola, è la stessa che nel 2006 negò i funerali a Piergiorgio Welby. Malato di Sla, in fase terminale, Welby chiese ai sanitari di staccare la spina (fu eretto a simbolo dell'eutanasia) e gli furono vietati i funerali religiosi. Ma non è tutto: in quella quella stessa parrocchia nel '90 è stato celebrato il rito funebre del boss della Magliana Renato De Pedis (poi sepolto nella Chiesa di S. Apollinare).
Sdegno e preoccupazione, così reagisce il mondo politico - Un intreccio inquietante di fatti e di circostanze che all'improvviso, nell'apparente quiete agostana sono esplose simultaneamente investendo la Capitale, il Vicariato, la Sicurezza, la Legalità. Con il mondo politico e delle istituzioni (soprattutto locali) rimasti spiazzati. Immediata è stata la presa di posizione del vicariato che non ha nascosto il proprio "imbarazzo" ma ha sottolineato che il parroco certo non poteva rifiutare la celebrazione.
"Roma trasformata in un set del padrino è uno sfregio", ha attaccato il commissario romano Matteo Orfini. Quanto accaduto "è una offesa a Roma e dimostra che la mafia a Roma esiste", ha affermato il vicesindaco Marco Causi. Considerazioni condivise da Rosy Bindi presidente della commissione Antimafia, allarmata dal "clima di consenso che ha accompagnato una simile messinscena". Preoccupato anche Don Luigi Ciotti per il quale "a maggior ragione dopo la scomunica di Papa Francesco dei mafiosi" è "compito della Chiesa denunciare e ribadire che non può' esserci compatibilità fra la violenza mafiosa e il Vangelo".
La storia del clan Casamonica - Casamonica, appartenente all'omonimo clan criminale, composto da nomadi che dagli anni '70 si stabilirono a Roma, grazie anche alla collaborazione con la Banda della Magliana, ed occuparono le zone sud-est della Capitale, per poi estendersi a Castelli Romani e sul litorale con i loro traffici di droga, estorsioni, usura e racket.
Ma dal 2004 è emerso con una indagine della Dia che il clan dei Casamonica nel tempo si è evoluto, affinando le capacità di gestire denaro e di farlo circolare dall'Italia all'estero e viceversa con metodi di alta finanza ed accumulando un patrimonio di oltre 200 milioni di euro. Mantenendo comunque quel timbro matriarcale che da sempre distingue il clan, infatti, il riciclaggio dei capitali e il loro trasferimento dall'Italia al Principato di Monaco e viceversa, era quasi interamente gestito dalle donne della famiglia.
Recentemente il clan dei Casamonica è tornato con forza sulle cronache dei giornali per via di una foto pubblicata durante le polemiche legata all'inchiesta Mafia Capitale. L'istantanea, scattata nel 2010 nel centro di accoglienza Baobab, per una cena organizzata da alcune cooperative sociali riprendeva l'allora sindaco di Roma Gianni Alemanno con Luciano Casamonica, incensurato ma ritenuto uno dei boss del clan, l'ex capogruppo del Pd capitolino Umberto Marroni e il padre Angiolo, garante dei detenuti della Regione Lazio, e Daniele Ozzimo, consigliere capitolino del Pd, Giuliano Poletti, poi diventato ministro, e Salvatore Buzzi, il boss delle Cooperative, in carcere proprio per l'inchiesta Mafia Capitale.