Zona rossa interdetta anche ai mezzi di soccorso in attesa dei risultati delle verifiche. La Procura: pronti ad abbattere il viadotto in caso di pericolo
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Scricchiolii sono stati uditi nelle ultime ore provenire dal moncone est del ponte Morandi, a Genova: per questo, in via precauzionale, i vigili del fuoco hanno deciso di interrompere le operazioni di recupero dei beni personali dalle abitazioni evacuate. La zona rossa rimane interdetta anche ai mezzi di soccorso in attesa dei risultati delle verifiche. E la Procura ha fatto sapere di essere pronta, in caso di pericolo, ad autorizzare l'abbattimento.
Consegnai i primi cinque alloggi - Le prime verifiche hanno escluso che fossero rumori causati dal vento e sul posto sono stati attivati accertamenti tecnici. Intanto sono state consegnate le prime cinque case agli sfollati, come annunciato domenica dal presidente della Liguria, Giovanni Toti, sulla propria pagina Facebook. I nuovi appartamenti si trovano i tre diverse palazzine di via San Biagio nel quartiere di Bolzaneto, a pochi chilometri dal luogo del disastro. In essi vengono ospitate 21 persone di cinque diverse famiglie. Martedì prevista la consegna di altri sei appartamenti nella stessa zona. "Stiamo lavorando giorno e notte per dare a tutti una sistemazione confortevole", ha assicurato Toti.
Per gli sfollati contributo per l'affitto fino a 900 euro - Agli sfollati che lo richiederanno, il comune di Genova erogherà contributi per pagarsi l'affitto di una casa sino a 900 euro mensili. Lo hanno annunciato il sindaco, Marco Bucci, e il presidente della Liguria, Giovanni Toti. Si tratta, hanno spiegato, di un contributo per l'"autosistemazione", per cui viene firmato un provvedimento che rientra nelle misure di solito prese nelle emergenze di protezione civile. Toti ha anche parlato di un altro tipo di contributo, 10 mila euro a famiglia, per equipaggiare le case di destinazione visto che sarà complesso (se non impossibile) traslocare i mobili dalle case sotto il ponte crollato.
Fiamme gialle nel provveditorato delle Opere pubbliche - Nell'ambito dell'inchiesta sul crollo, gli uomini della Guardia di finanza si sono presentati negli uffici del provveditorato delle Opere pubbliche di Genova.
Il progetto di ristrutturazione e il parere del provveditorato alle Opere pubbliche - Le Fiamme gialle potrebbero acquisire anche il verbale della riunione dell'1 febbraio 2018 con cui il provveditorato alle Opere pubbliche di Genova rilasciò il parere obbligatorio sul progetto di ristrutturazione del ponte Morandi presentato da Autostrade e di cui parla l'Espresso. Secondo il settimanale, fin da febbraio 2018 la gravità della corrosione dei tiranti alle pile 9 (quella crollata) e 10 del ponte autostradale Morandi era nota al ministero delle Infrastrutture e a Società Autostrade. Il parere su quell'intervento è firmato da Roberto Ferrazza e Antonio Brencich, nominati presidente e membro esperto della Commissione d'indagine del governo.
L'Espresso evidenzia come "almeno 7 tecnici, 5 dello Stato e 2 dell'azienda di gestione, sapevano che la corrosione alle pile 9 e 10 aveva provocato una riduzione fino al 20% dei cavi metallici interni agli stralli, i tiranti di calcestruzzo che sostenevano il sistema bilanciato della struttura". E che nel progetto di rinforzo presentato da Autostrade erano stati rilevati "alcuni aspetti discutibili per quanto riguarda la stima della resistenza del calcestruzzo".
L'esperto: "Tra le possibili cause anche il carroponte montato per i lavori" - Tra le ipotesi delle cause che hanno portato al crollo del viadotto spunta anche quella legata al carroponte che fu montato sulla struttura per eseguire dei lavori. Lo spiega Antonino Saggio, architetto e urbanista, docente di Progettazione Architettonica e Urbana all'Università La Sapienza di Roma. "Il carroponte, struttura che ha un peso nell'ordine di alcune tonnellate, montato per i lavori che erano già in corso da aprile sulla soletta del ponte, potrebbe aver avuto un ruolo nel crollo del viadotto Morandi", ha detto Saggio. "I lavori in corso in edilizia possono diventare una concausa, se non una causa di un crollo, quando si ha a che fare con un corpo già 'malato', come in questo caso. Mi chiedo se una delle cause della tragedia di Genova possa essere stato il peso di molte tonnellate del carroponte in acciaio sulla struttura. E mi chiedo anche come mai nelle varie concause segnalate dalla commissione non venga citata la presenza del carroponte e di importanti lavori in atto al momento del crollo".
La ditta: "Il carroponte non era ancora installato" - La risposta al dubbio di Saggio arriva direttamente da Hubert Weissteiner, direttore della Weico di Velturno, la ditta che stava lavorando sul ponte crollato a Genova. "Il carroponte - spiega - non può aver contribuito al cedimento del ponte Morandi perché non era ancora stato installato. Stavamo lavorando all'installazione di binari sui quali avrebbe dovuto scorrere il carroponte che però non è mai entrato in funzione".