Le possibilità sono tre: lasciare il piccolo alla madre e farlo crescere con lei, per i primi anni, in una struttura adeguata; affidarlo ai nonni; o avviare il percorso per una futura adozione
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Martina Levato, la ragazza che, insieme al suo amante e complice Alexander Boettcher, scagliò due contenitori di acido contro il suo ex compagno di liceo, Pietro Barbini, e gli sfregiò il volto, partorirà a Ferragosto. Come tutelare il bambino? Le possibilità, al momento, sono tre: lasciare il piccolo alla madre e farlo crescere con lei, per i primi anni, in una struttura adeguata; affidarlo ai nonni; o avviare il percorso per una futura adozione.
Se dovesse rimanere nell'ambito familiare, nonni compresi, ricorda il Corriere della Sera, quel bambino si troverebbe a crescere con entrambi i genitori in carcere (Boettcher e Levato sono stati condannati in primo grado a 14 anni per l'aggressione a Barbini e dovranno affrontare il giudizio per altri agguati) e in futuro verrebbe a sapere di essere il figlio della coppia dell'acido. Che effetti avrebbe tutto questo sulla sua psiche, sulla sua formazione, sulla sua vita sociale?
"L'interesse del bambino viene prima di tutto", spiega Simonetta Bonfiglio, psicoanalista. "La profonda dissociazione, con i crudeli comportamenti dei genitori dettati da disprezzo e violenza verso le loro vittime, e la lunga condanna, non lasciano alcuno spazio perché si sviluppino forme di vicinanza del bambino ai genitori naturali".
L'unica ipotesi praticabile, seguendo questo ragionamento, è tagliare ogni legame: "La società — conclude Bonfiglio — attraverso i suoi organi istituzionali si deve fare carico della tutela del bambino e dargli una possibilità di vita senza così pesanti ipoteche".