Con le attenuanti e l'ottimo comportamento in carcere come ai servizi sociali l'imbonitrice ha espiato la condanna per truffa e bancarotta
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"Sono felice e farò tante belle cose. Prima di tutto, un programma tv notturno dalle 23 alle 24", a dirlo è Vanna Marchi l'imbonitrice per eccellenza che ha appena finito di espiare la propria condanna. A 73 anni la regina delle televendite sembra un vulcano piena di idee e nuovi progetti.
Lo dice all'Ansa che l'ha raggiunta telefonicamente nel bar-ristorante della figlia Stefania Nobile dove ha lavorato nell'ultimo periodo, in cui era affidata in prova ai servizi sociali. Venerdì mattina il magistrato di Sorveglianza di Bologna ha accolto l'istanza di concessione della liberazione anticipata, avanzata dal difensore della donna, l'avvocato Liborio Cataliotti. Cessa così per lei l'espiazione della pena principale e di tutte quelle accessorie.
La lunga vicenda giudiziaria - Coinvolta in diversi processi e condannata in via definitiva per associazione a delinquere, truffa e bancarotta, grazie all'indulto e al riconoscimento, da parte della Cassazione, della continuazione dei reati, si era vista la pena ridotta a quattro anni e mezzo. Dopo un primo arresto nel 2002, tornò in carcere nel 2009, poi un anno dopo ottenne la semilibertà e torno' al lavoro. Poi ci fu la sospensione dell'esecuzione chiesta e ottenuta nel 2012 per accudire la figlia Stefania all'epoca malata e anche lei, nel frattempo, divenuta completamente libera, da ottobre 2013. Quindi il periodo di affidamento in prova.
"Io e mia figlia siamo state le uniche che abbiamo pagato. E abbiamo pagato in modo molto salato. Non voglio però guardare indietro, vorrei parlare del futuro", dice l'ex "regina delle televendite", senza sbilanciarsi troppo sui dettagli, "perché non voglio sembrare megalomane. Ma sono piena di progetti". Già in diversi l'hanno contattata per 'ospitate' televisive, ma sembra più che altro volere un programma tutto suo.
Lei, che prima di finire in disgrazia aveva conquistato il pubblico a suon di "d'accordo?" gridati durante le vendite in tv, non può proprio rinunciare allo schermo. Ad un videomessaggio, non a caso, aveva affidato l'ultimo appello insieme alla figlia, registrandolo poco prima di lasciare la villa sull'Appennino di Imola, per essere portare al carcere della Dozza di Bologna, nel 2009: "Non spegnete i riflettori su Vanna Marchi dopo averla spremuta per 30 anni. Perché Vanna Marchi è la televisione".