Il presidente del Consiglio lombardo è accusato di corruzione. Indagate altre tre persone
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La guardia di finanza di Milano ha perquisito l'ufficio di Davide Boni, presidente del Consiglio regionale della Lombardia, nell'ambito dell'inchiesta condotta dal procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo su un presunto giro di tangenti. Boni, esponente della Lega Nord, risulta indagato per corruzione. L'inchiesta della procura di Milano nasce da un fascicolo già esistente e riguardante presunti illeciti nel comune di Cassano d'Adda.
Oltre a Davide Boni, risultano indagati alla procura di Milano per concorso in corruzione, anche il suo portavoce, Dario Ghezzi, e l'immobiliarista, Luigi Zunino, beneficiario, a quanto si apprende, di alcuni interventi compiuti sul piano regolatore di Cassano d'Adda. A loro si aggiunge l'esponente locale della Lega Nord, Marco Paoletti.
A puntare il dito contro Boni è stato, in particolare, l'architetto Michele Ugliola, indagato per le tangenti di Cassano d'Adda. Ma a parlare del politico della Lega ci sarebbe anche una seconda persona, probabilmente interna allo stesso partito. I fatti contestati dagli inquirenti al presidente del Consiglio regionale lombardo, fanno riferimento a periodi in cui Davide Boni rivestiva l'incarico di assessore all'Urbanistica e Territorio della Regione, tra il 2005 e il 2010.
Boni: "Totalmente estraneo ai fatti"
"In relazione ai fatti oggi contestati anticipo sin d'ora la mia totale estraneità". E' quanto ha riferito ai cronisti il presidente del Consiglio regionale lombardo, Davide Boni, dopo che gli è stato notificato l'avviso di garanzia che lo vede indagato per corruzione. "Confermo - ha aggiunto Boni - la mia piena disponibilità a chiarire la mia posizione". "Ho ricevuto un avviso di garanzia, c'è stata una perquisizione per cui adesso vedremo quello che succederà, naturalmente la magistratura deve fare il suo lavoro, io sono totalmente estraneo a questa cosa e rimango in attesa - ha aggiunto durante la trasmissione 'Forte e Chiaro' -. E' naturale che un avviso di garanzia è un avviso di garanzia, non è né il primo né l'ultimo che ho ricevuto, nel mio lavoro tra virgolette di politica". "Sinceramente non so se sorridere - ha precisato ancora l'esponente della Lega - cerco di mantenere la mia posizione di presidente del Consiglio regionale. Leggo dai giornali, perché poi leggo dai giornali, questa è la situazione".
La notizia in Regione durante il Consiglio
La notizia dell'indagine per corruzione a carico del presidente Boni ha raggiunto il Pirellone durante la seduta dell'Aula, poco prima della pausa pranzo. Il Consiglio sta discutendo della nuova legge sull'edilizia, ma ovviamente in pochi minuti le accuse a Boni sono diventate l'argomento di conversazione alla buvette. Nessuna reazione ufficiale da parte dei gruppi.
Pd: "Si dimetta, poi voto"
"Chiediamo di andare al più presto al voto e subito le dimissioni di Boni". Così il capogruppo Pd, Luca Gaffuri, dopo una riunione fra i gruppi di opposizione. Alla richiesta di Gaffuri si sono associati anche Idv, Sel e Udc ma quest'ultima ritiene con il capogruppo Giammarco Quadrini, che "questo consiglio regionale debba andare avanti con il proprio mandato".
Pdl: "Non chiederemo dimissioni"
"Anzitutto è indagato e attendiamo l'esito delle indagini, dunque nessun giudizio in anticipo ma confidiamo che Boni saprà chiarire la sua posizione", è la risposta del capogruppo Pdl, Paolo Valentini. Il partito "non chiederà niente come negli altri casi".
Pm: "Uffici della Regione per gli affari"
Boni e Ghezzi "utilizzavano gli uffici pubblici della Regione come luogo di incontro per concludere accordi nonché per la consegna dei soldi". E' scritto nel decreto di perquisizione dell'inchiesta milanese per corruzione.
"Sospetti su soldi alla Lega"
Dall'inchiesta emergerebbe il sospetto di soldi arrivati alla Lega Nord, attraverso un sistema di tangenti. Il tramite sarebbe l'esponente locale della Lega Nord Marco Paoletti, anche lui indagato. Gli inquirenti ipotizzano che circa un milione di euro, tra somme effettivamente date e quelle promesse, sarebbe finito nelle tasche della Lega.
La "maledizione" dell'ufficio di presidenza del Consiglio regionale
Il leghista Davide Boni è il quarto indagato nell'ufficio di presidenza del Consiglio regionale in questa legislatura. Dei cinque membri originari, eletti il 15 maggio 2010, solo uno, il segretario Carlo Spreafico (Pd), non ha ricevuto avvisi di garanzia. Il primo a lasciare l'incarico per motivi giudiziari è stato Filippo Penati (Pd), ex sindaco di Sesto San Giovanni, ex presidente della Provincia ed ex capo della segreteria politica di Pier Luigi Bersani. Si è dimesso da vicepresidente dopo essere stato indagato per tangenti in una inchiesta sulla riqualificazione delle aree ex Falck e Marelli a Sesto San Giovanni.
E' poi toccato all'altro vicepresidente, Franco Nicoli Cristiani (Pdl). L'ex assessore all'Ambiente e al Commercio è stato arrestato a novembre per tangenti. Scarcerato il 24 febbraio, si è dimesso non solo da vicepresidente ma anche da consigliere regionale, ruolo che aveva ricoperto ininterrottamente dal 1995.
L'ultimo in ordine di tempo ad essere arrestato è stato Massimo Ponzoni (Pdl), che si è costituito il 17 gennaio, rientrato dall'estero, dopo aver saputo che la Procura di Monza aveva emesso un provvedimento di arresto con l'accusa di bancarotta nell'ambito dell'inchiesta sul fallimento della società Pellicano. Quello stesso giorno si è dimesso da segretario del Consiglio, dove lo ha sostituito Doriano Riparbelli.