La vittima raggiunta da un colpo di pistola durante un inseguimento. Il giudice ha stabilito anche un risarcimento alla famiglia della vittima
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E' stato condannato a 10 anni Alessandro Amigoni, il vigile urbano che il 13 febbraio uccise a Milano, durante un inseguimento, un giovane cileno, Marcelo Valentino Gomez Cortes. La sentenza è stata pronunciata dal gup Stefania Donadeo. Il fatto avvenne nella zona Parco Lambro, periferia est della città. Il vigile dovrà risarcire inoltre la moglie della vittima con 360mila euro e con altri 360mila i due figli.
Il pm Roberto Pellicano aveva chiesto una condanna a 14 anni. Amigoni ha sempre sostenuto di avere sparato a scopo intimidatorio verso un terrapieno e di aver colpito il cileno per un tragico errore, dopo aver notato un secondo giovane fuggitivo girato verso gli agenti impugnando una pistola.
Ma questa versione è stata smentita dallo stesso Alvaro Thomas Huerta Rios, l'amico della vittima presente al momento della sparatoria.
La guerra tra perizie
La difesa dell'agente della polizia locale aveva affermato, in un primo momento, che aveva colpito da una distanza compresa tra i 15 e i 20 metri.
La consulenza balistica disposta dal giudice ha invece stabilito che Amigoni ha sparato da una distanza inferiore ai 3 metri e, dagli esiti dell'autopsia era emerso che il cileno era stato colpito alle spalle e il proiettile gli aveva trapassato il cuore.
La compagna della vittima: "Ringrazio la giustizia italiana"
Poche le parole pronunciate dalla compagna del cileno. "Ringrazio la giustizia italiana, deve pagare per quello che ha fatto", ha detto la donna al termine della sentenza.
Il legale del vigile, Gian Piero Biancolella, ha annunciato che farà ricorso in appello: "Davanti a una corte d'assise si troverà maggior comprensione di quello che è stato un tragico evento non determinato dalla volontà di uccidere". L'avvocato ha sottolineato che comunque le richieste dell'accusa sono state "ridimensionate". Il vigile è uscito dall'aula dopo la lettura della sentenza senza rilasciare alcuna dichiarazione, come ha sempre fatto nel corso delle precedenti udienze.