Così il leader del Pdl nelle sue dichiarazioni spontanee al processo. E torna anche sul bunga bunga: "Era solo una battuta". "Avrei preferito l'interrogatorio - ha chiarito - ma 20 anni di accuse dalla magistratura di Milano non me l'hanno consentito"
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"Posso escludere con assoluta certezza che si siano mai svolte scene di natura sessuale" ad Arcore. Lo ha detto Silvio Berlusconi nelle sue dichiarazioni spontanee al processo Ruby al tribunale di Milano. Il leader del Pdl ha aggiunto di non aver "mai esercitato pressioni sulla Questura" aggiungendo che Ruby gli fu presentata "come figlia di una famosa cantante e imparentata con Mubarak".
"Mai avuti rapporti intimi con lei"
"Non ho mai avuto alcun tipo di rapporto intimo con Ruby - ha assicurato Berlusconi - . Tutti avevamo l'assoluta convinzione che Ruby fosse maggiorenne, sia perché diceva che aveva 24 anni, sia per il suo aspetto fisico, sia per il suo modo di fare".
"La giovane si presentò dicendo di non essere minorenne, ma di avere 24 anni e di essere stata buttata fuori di casa dal padre perché lei voleva convertirsi alla religione cattolica", ha raccontato Berlusconi ripercorrendo la vicenda.
"Ruby ha mentito"
"Mi ha mentito raccontandomi una condizione ideale che si era costruita rispetto a quella reale che era miserevole". Berlusconi ha poi riferito di aver saputo la verità solo successivamente da Nicole Minetti la quale "mi disse che Ruby era minorenne e marocchina e la notizia mi lasciò di stucco". Dopo l'episodio della Questura, ha aggiunto Berlusconi, il suo affidamento ad una comunità famiglia mi è stato del tutto indifferente. Il ragioniere Spinelli consegnò alcune migliaia di euro a Ruby dopo le sue insistenti richieste".
"Non volevo creare un incidente diplomatico"
"Disse che era di nazionalità egiziana, appartenente a una famiglia imparentata con Mubarak", ha ribadito il leader del Pdl dicendo di non "voler creare un incidente diplomatico" quando nella notte tra il 27 e il 28 maggio del 2010 contattò la questura di Milano, nei cui uffici si trovava Ruby, "per evitare complicazioni".
Di fronte ai giudici, ha quindi ripercorso nei dettagli la trattativa da lui paragonata a quella con l'allora presidente libico, Gheddafi, per la liberazione dei cittadini elvetici rimasti in Libia dopo l'arresto del figlio Hannibal in Svizzera. "L'incidente internazionale - ha spiegato - mi aveva occupato a lungo e per questo mi venne spontaneo paragonare la vicenda di Ruby a quella di Hannibal e non volevo creare un incidente diplomatico. Mubarak avrebbe potuto dire 'tu mi avevi parlato di lei e permetti che venga oltraggiata'". "La decisione di contattare la Questura di Milano mi fu suggerita dall'onorevole Valentino Valentini e da un caposcorta che diceva che poteva prendere contatti con un funzionario", ha poi spiegato Berlusconi.
"Bunga bunga era una battuta"
"L'espressione nasce da una battuta che ho ripetuto più volte e che è stata riportata anche dalla stampa", ha spiegato in aula.
"Violata la mia privacy"
"Si è favoleggiato molto sulle serate nella mia residenza privata con chiari intenti diffamatori e - è uno dei suoi interventi in aula - con una intrusione nella vita privata di un cittadino".
"Mai temuto che gli ospiti raccontassero delle cene"
Le feste ad Arcore, ha ribadito Berlusconi, erano soltanto cene: "Non ho mai avuto timore che i miei ospiti raccontassero di accadimenti indecenti nella mia abitazione". "I miei rapporti con le ospiti delle mie cene erano basati sul rispetto, non c'è mai stata alcuna dazione di denaro per ottenere rapporti intimi, lì come in tutta la mia vita".
"Questo processo ha causato danni assoluti sulla vita di queste ragazze - ha proseguito - questa è la parte più dolorosa della vicenda".
"Dalle toghe di Milano 20 anni di accuse"
"Per i media già sarei stato condannato da questo tribunale"
"Ho letto su alcuni giornali che questo tribunale avrebbe già deciso per la mia condanna. Spero non sia così, altrimenti questo sarebbe un paese incivile e barbaro".