Il giorno prima della sentenza e della fuga, il fotografo si era confidato con Massimo Emilio Gobbi. Che ora si dice preoccupato: "Potrebbe commettere una sciocchezza"
© Olycom
"Se io scappassi e morissi sul campo come Scarface diventerei un mito?". Una domanda a bruciapelo, quella di Fabrizio Corona all'amico attore e regista Massimo Emilio Gobbi, all'indomani della sentenza della Cassazione che ha confermato il carcere per il paparazzo. E che lasciava presagire la latitanza, divenuta poi una realtà. Ma secondo fonti di Tgcom24, Corona starebbe per costituirsi in Portogallo.
Gobbi ora racconta la conversazione con Corona a "il Giornale", spiegando che giovedì scorso ha trovato diverse chiamate di Corona sul cellulare. E quando lo ha sentito, il fotografo gli ha detto di avere un'idea "Scarface", il famoso film di Al Pacino al cui remake Gobbi lavorava qualche anno fa assieme a Corona, prima di cacciarlo dal set per il suo caratteraccio.
Però, prosegue Gobbi, era ovvio che "Scarface" fosse solo un pretesto. "Quando sono arrivato nella sede della sua società si è sfogato, parlando delle sue battaglie giudiziarie, dei suoi errori, persino di quanto gli era costato l'avvocato. Poi, a bruciapelo, mi ha chiesto: 'Max, ma se io scappo e muoio sul campo, lo divento o no un mito?'. Gli ho risposto che di miti morti ce n'erano tanti, troppi. E che, facendo quella scelta estrema, lui sarebbe stato ricordato solo come un gran coglione".
Così Gobbi gli ha consigliato di scontare la pena e pensare al dopo. "Lui però, troppo affascinato dall'idea cinematografica della fuga, da Scarface, potrebbe commettere davvero una sciocchezza - conclude l'attore e regista -. Non so dove sia, ma da quel giorno non dormo più".