Il periodo passato fuori dal carcere dovrà essere recuperato. Solo quando era da don Mazzi aveva fermato le sue attività illecite
Il Tribunale di sorveglianza di Milano ha revocato l'affidamento in prova ai servizi sociali per Fabrizio Corona. Il provvedimento era stato sospeso il 10 ottobre, giorno in cui il re dei paparazzi fu arrestato per intestazione fittizia di beni. I giudici, come chiesto dal sostituto pg Antonio Lamanna, hanno ora disposto la revoca "ex tunc" e precisamente dal 22 ottobre 2015. Il fotografo dovrà dunque scontare un anno in più in carcere.
Corona da quando è tornato a vivere nella sua abitazione, ha messo in atto "ripetuti comportamenti organizzati contro la legalità" e una "trasgressione" delle prescrizioni ricevendo "rilevantissime somme di denaro" in "nero". Soldi, tra l'altro, custoditi "in maniera anomala", ossia in un controsoffitto. Lo scrive il Tribunale di Sorveglianza di Milano nel provvedimento con cui ha revocato la misura alternativa alla detenzione all'ex agente fotografico.
Nell'atto, i giudici chiariscono anche che, dopo un primo periodo di colloqui regolari, Corona ha ridotto gli "incontri" previsti al Sert (servizio territoriale per le tossicodipendenze), lui che aveva ottenuto l'affidamento anche per i suoi problemi con la droga, come evidenziarono all'epoca i giudici.
In più passaggi del provvedimento il Tribunale mette in luce le "discontinuità" del percorso di affidamento di Corona e ricorda anche che già il 24 giugno scorso, su richiesta del sostituto pg Antonio Lamanna, il magistrato Giovanna Di Rosa aveva "ammonito" l'ex "fotografo dei vip" per una vacanza a Capri non autorizzata, con tanto di foto hot con una sua nuova fiamma su uno yacht, poi apparse su riviste di gossip.
Solo don Mazzi lo aveva fermato - L'unico periodo senza violazioni delle regole, in sostanza, sono i quattro mesi, tra il giugno e l'ottobre del 2015, in cui Corona è stato affidato alla comunità Exodus di don Antonio Mazzi. Nel periodo successivo, invece, scrivono i giudici, Corona ha manifestato tutte le sue "vulnerabilità personali" e le denunce e i "richiami" che ha subito in questo "percorso irto di difficoltà" sono apparsi a lui solo come degli "intoppi" nel suo lavoro.
I giudici, come chiesto dalla Procura generale, hanno anche disposto la trasmissione in Procura delle sue dichiarazioni rese in aula e relative ai pagamenti "in nero" per le serate nelle discoteche. A suo carico, tra l'altro, è già chiusa l'inchiesta per intestazione fittizia di beni, frode fiscale e violazione delle norme patrimoniali delle misure di prevenzione.