Ha deciso mettere all'asta il premio per la letteratura assegnato a suo padre nel 1959. "Sono in difficoltà economiche"
© web
"Sono già passato nel tritacarne dei media quando ho venduto l'archivio di mio padre, mi hanno messo in croce dicendo che la cultura non si vende". A parlare è Alessandro Quasimodo, figlio di Salvatore, nuovamente nell'occhio del ciclone per la decisione di mettere all'asta il premio Nobel per la letteratura assegnato a suo padre nel 1959. "Sono in difficoltà economiche, vendo tutto", ha spiegato.
"La cosa che ho pensato è che mio padre il Nobel l'ha avuto, nessuno può più toglierglielo - dice a Quotidiano.net -. Non sono più un bambino (ha 76 anni, ndr) e desidero che queste memorie abbiano una loro destinazione dignitosa, meglio se presso un'istituzione italiana piuttosto che straniera. Non sono un feticista, non passo il mio tempo ad ammirare e lustrare medaglie, sono cose che non mi interessano".
"I diritti d'autore sono ridotti al minimo", prosegue Alessandro Quasimodo. Sa quanto fruttano all'anno? Duemila euro, e io cosa dovrei fare con duemila euro? "Chi mi critica è lo stesso che poi si venderebbe anche la mamma". L'asta per il Nobel si terrà a Torino, alla Bolaffi, il 2 dicembre, "da una base di 50mila euro ma si spera di arrivare a 100 o anche 150mila euro"
"Sono un attore. Di cosa vivo? Della mia arte. Faccio recital, teatro, convegni, faccio anche il regista, ma è sempre più difficile farsi pagare, soprattutto dalle amministrazioni. Non posso andare a vivere sotto i ponti. I benpensanti pensino ai fatti loro, per favore".