Ancona, il biglietto del killer: "Li ammazzo" Pistola comprata da albanese per 450 euro
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Antonio Tagliata, reo confesso per l'omicidio della mamma della fidanzata e il ferimento del papà , è in regime di stretta sorveglianza al carcere di Camerino
"La pistola l'ho comprata da un albanese in piazza Cavour ad Ancona. L'ho pagata 450 euro". E' quanto avrebbe detto ai magistrati Antonio Tagliata, reo confesso per l'omicidio di Roberta Pierini, mamma della sua fidanzata, e il ferimento del marito di lei, Fabio Giacconi, in coma irreversibile. Trovato in casa sua un biglietto con scritto: "Li ammazzo". Si ipotizza quindi l'omicidio premeditato.
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Il 18enne è in regime di stretta sorveglianza presso il carcere di Camerino. Avendo in passato tentato il suicidio, è seguito da psichiatra e psicologo.
Alla fidanzata: "Sparami". "No, saliamo e chiariamo" - Stando alla ricostruzione fornita dal killer agli inquirenti, il 7 novembre si è incontrato con la fidanzata intorno e mezzogiorno alla fermata dell'autobus di piazzale Europa. Insieme sono andati in via Crivelli 9, l'abitazione della famiglia Giacconi. Nell'atrio Antonio avrebbe tirato fuori la pistola porgendola dalla parte del calcio alla 16enne, e dicendole: "Sparami tu...". Lei avrebbe allontanato l'arma e avrebbe detto: "Andiamo di sopra a chiarire con i miei".
"In cella voglio stare da solo" - Nonostante il magistrato non avesse disposto l'isolamento, Tagliata ha chiesto di stare in cella da solo. Al momento non segue alcuna terapia farmacologica. Ha chiesto di poter avere un'immagine sacra.
La difesa pensa alla perizia psichiatrica - "Stiamo valutando l'opportunità di richiedere una perizia psichiatrica". Lo ha affermato il legale del 18enne, Luca Bartolini, anche se per l'eventuale richiesta sarà indispensabile il supporto preventivo del parere di un esperto.
Si ipotizza l'omicidio premeditato - Intanto le indagini proseguono e prende sempre più la forma di un omicidio premeditato quello consumato il 7 novembre in via Crivelli ad Ancona. In casa del killer è stato infatti ritrovato un biglietto dove il 18enne ha scritto: "Confesso l'omicidio di Fabio Giacconi e Roberta Pierini", i genitori della sua fidanzata di 16 anni, che si erano opposti al loro amore. Al pm il giovane ha detto di essere stato aggredito dal padre della fidanzata e che sia stata lei a dirgli di "sparare".
Udienza convalida fermo per la 16enne - Si è tenuta martedì l'udienza di convalida del fermo della 16enne, accusata di concorso in omicidio di ferimento in concorso. La ragazza, secondo i suoi legali, è apparsa "provata, ma non ha pianto e ha ribadito la sua versione dei fatti".
"Volevo proteggere mio padre" - Un gesto, come ha rivelato lo stesso giovane al pm, compiuto per proteggere il padre da "eventuali indagini, dato che ha avuto problemi con la giustizia". In precedenza erano state trovate anche alcune lettere scritte al padre, alla madre e ai fratelli, in cui Antonio si scusava per ciò che avrebbe fatto: frasi interpretate dai familiari come propositi suicidi, tanto da spingerli a rivolgersi ai carabinieri.
Le accuse reciproche dei fidanzatini - Durante l'interrogatorio col magistrato il 18enne ha dichiarato di essere stato incitato ad aprire il fuoco dalla fidanzata: "Spara, spara, e io ho sparato...". Una versione che tuttavia è in aperto contrasto con quella data dalla 16enne: "Ero impietrita, non volevo finisse così. Dopo che ha sparato ai miei genitori, l'ho seguito perché avevo paura". Le rispettive famiglie si stringono attorno ai due ragazzi, dipingendone ritratti contrastanti: Antonio è un ragazzo "buono", è stato "plagiato" dalla fidanzata, sostiene il padre Carlo Tagliata. La ragazza - ora nel centro di prima accoglienza per minori di Ancona, senza giornali, tv e Internet - è stata descritta dalla difesa come una persona "fragile, immatura, sotto choc".
Il ragazzo ha spiegato agli inquirenti che in realtà non voleva uccidere i Giacconi. Nell'interrogatorio reso fra sabato e domenica Tagliata ha ribadito che voleva un chiarimento con i genitori della fidanzata. Una versione dei fatti che, però, si fa sempre più debole, soprattutto se legata al pesante munizionamento per la pistola dalla matricola abrasa che aveva con sé: due caricatori, un terzo inserito, altri proiettili in un contenitore per un totale di 86 pallottole. Anche caricatore e proiettili sono stati acquistati in piazza Cavour, ad Ancona, come la pistola.
L'omicidio e i rapporti con i Giacconi - Tutto comincia il 28 ottobre. La 16enne si reca alla stazione dei carabinieri di Brecce bianche, ad Ancona, e chiede aiuto: "Voleva andare via da quella casa, e tornare a vivere con Antonio, il fidanzato", si apprende dal difensore del ragazzo. In quelle stesse ore, non sapendo dove la figlia fosse finita, Roberta Pierini e Fabio Giacconi si recano in questura: e scoprono dei trascorsi con la giustizia del padre di Antonio, Carlo Tagliata. Da quel momento cominciano a fare pressione sulla figlia perché tronchi quella relazione. Disperato per il precipitare della situazione, sempre secondo il legale, Antonio avrebbe tentato di buttarsi dalla finestra di casa sua.
Anche lo stesso padre di Antonio era contro la relazione tanto che, in precedenza, telefonò a Roberta Pierini invitandola ad andare a riprendersi la figlia, perché il legame fra i due fidanzati stava diventando troppo ossessivo. Antonio, in quell'occasione, avrebbe dato in escandescenze, mettendosi a dare testate contro lo stipite di metallo di una porta.