IN UNA DATA EMBLEMATICA

Daniela Cesarini in Svizzera per morire

L'ex assessore ai servizi sociali di Jesi e nel 2012 candidata sindaco di Rifondazione comunista ha scelto il suicidio assistito e una data simbolo, il 25 aprile, per andarsene. Non era malata

03 Mag 2013 - 12:00
 © Dal Web

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Ha scelto il 25 aprile, una data emblematica, per andarsene. Daniela Cesarini, 66 anni, ex assessore ai servizi sociali del Comune di Jesi e candidata sindaco di Rifondazione comunista alle elezioni amministrative del 2012, è ricorsa al suicidio assistito in Svizzera, dove è consentito dal 1941, come Lucio Magri, fondatore del "Manifesto" e storico leader della sinistra e come l'ex magistrato calabrese Pietro D'Amico morto tre settimane fa.

Dietro la scelta del suicidio assistito della Cesarini, dunque, non ci sarebbe l'ombra di malattie incurabili, ma solo il grande dolore per la perdita del marito, alcuni anni fa, e il 4 gennaio del figlio di 29 anni, Diego Piersantelli.

Nel suo gesto, chi la conosceva ritrova per intero il carattere della donna, descritta come una persona libera, coriacea, generosa, determinata a superare a testa alta ogni prova di una vita non facile. Daniela, da sola, nonostante i suoi problemi di deambulazione (era costretta su una sedia a rotelle), ha raggiunto una struttura privata accreditata per il suicidio assistito a Basilea.

"Qualche giorno fa - ha raccontato il cugino Paolo Filonzi - Daniela ci ha informati che sarebbe partita per il ponte del 25 aprile, per qualche giorno. Daniela è una donna molto indipendente, non ha alcun problema a spostarsi da sola, in aereo o in treno. Così non ci siamo preoccupati. Abbiamo saputo di quanto aveva fatto solo cinque giorni dopo, il 30 aprile".

"Una triste notizia per una città in cui Daniela ha svolto un ruolo importante, sempre impegnata nella difesa dei diritti primari", ha commentato il sindaco di Jesi, Massimo Bacci. "I suoi profondi convincimenti, uniti a tenacia e determinazione, l'hanno portata a essere in prima fila in numerose battaglie civili di giustizia sociale che conduceva sempre con lealtà ed onestà intellettuale. Ci lascia una limpida testimonianza - ha aggiunto Bacci - di coraggio e lucidità critica che ha saputo portare avanti in condizioni non facili, superando con la forza delle idee qualsiasi tipo di barriera".

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