Il direttore dell'Ong tedesca: "Continuare sarebbe irresponsabile nei confronti dei nostri equipaggi", mentre i francesi: "Garantiremo i soccorsi finché possibile". Per Msf sarebbe assurdo rendersi complici dei libici
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Dopo Msf, anche le Ong Sea-Eye e Save the children interrompono il servizio in mare. "Cari amici - scrive Sea-Eye su Twitter -, abbiamo deciso a malincuore di sospendere temporaneamente le nostre missioni di salvataggio". Il direttore Michael Buschheuer spiega su Facebook che si tratta di motivi di sicurezza dopo l'annuncio del governo libico di una "proroga a tempo indeterminato e unilaterale delle acque territoriali in relazione a una minaccia esplicita contro le ong private".
"In queste circostanze - spiega ancora Buschheuer - non è possibile proseguire il nostro lavoro di salvataggio. Sarebbe irresponsabile nei confronti dei nostri equipaggi". E poi aggiunge: "Nei prossimi giorni e nelle prossime settimane analizzeremo attentamente il cambiamento della situazione di sicurezza al largo della costa libica e discuteremo la nostra azione futura".
Michael Buschheuer, fondatore di Sea-Eye:"Non possiamo più continuare il nostro lavoro, non possiamo garantire la sicurezza degli equipaggi"
— Sea-Eye It (@SeaEye_It) 13 agosto 2017
Msf: "Mai complici dei libici" - "La nostra decisione non nasce tanto da un problema di sicurezza. Il problema è l'assurda e crudele linea politica del governo italiano e dell'Europa per risolvere il problema migranti. Oggi siamo arrivati a fine di un processo che vuole bloccare donne e bambini in Libia, in un carcere a cielo aperto, tra stupri e torture. Relegare i migranti in un inferno non può risolvere il problema". Lo afferma Stefano Argenziano, coordinatore dei progetti di migrazione di Medici senza frontiere, in un'intervista in cui spiega le motivazioni della Ong. "I libici oramai possono fare quello che vogliono con il sostegno dell'Europa e dell'Italia. Noi di Msf non vogliamo essere cooptati in questo meccanismo illegale, perverso e disumano", sottolinea Argenziano.
Sos Mediterranée: "Noi andiamo avanti" - Ma c'è anche chi va avanti nonostante il pericolo. Come Sos Mediterranée, che in una nota scrive: "La nostra Ong sta controllando la preoccupante situazione da vicino. Oltre a salvare vite, nostra priorità è garantire la massima sicurezza del nostro equipaggio. Fino a che questa continua ad essere garantita, Sos Mediterranée rimarrà in zona di ricerca e soccorso, salvando imbarcazioni in pericolo e prevenendo il ritorno forzato delle persone in Libia".
Poi, sulla sospensione da servizio da parte di altre organizzazioni non governative: "In seguito alle notizie dalla Libia Msf ha deciso di sospendere temporaneamente le attività di ricerca e soccorso della nave Prudence. L'equipe medica di Msf continuerà a fornire supporto all'Aquarius, la nave noleggiata da Sos e gestita congiuntamente da entrambe le organizzazioni. L'Aquarius sta attualmente pattugliando in acque internazionali, rispettando il limite delle acque territoriali libiche, come prescritto dal diritto marittimo internazionale".
Infine, Sos "desidera sottolineare la necessità di aumentare le capacità di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. Le Ong Sar (search and rescue) devono essere in grado di continuare le loro attività di soccorso senza impedimenti. La vita delle persone è a rischio, sia in mare che in Libia. Come sappiamo dalle testimonianze raccolte a bordo, se le persone venissero rimandate in Libia sarebbero di nuovo vittime di detenzioni arbitrarie e di ripetute violazioni dei diritti umani. Limitare l'accesso e le attività delle Ong causerà, ancora una volta, un incremento di morte e sofferenza nel Mediterraneo".
Save the children: "Senza garanzie stop salvataggi" - Save the Children mette le mani avanti e il direttore delle operazioni Rob MacGilivray dice: "Siamo pronti a riprendere le operazioni, ma abbiamo il dovere di garantire la sicurezza del team e l'efficacia delle operazioni. Prima di poter riprendere la missione dobbiamo avere rassicurazioni in merito".