L'arcivescovo di Tunisi: " Adesso scappano dalla Libia e vengono in Tunisia perché sanno che con gli accordi attuali è molto difficile andare in Italia"
© ansa
Oltre cinquecento magrebini sono sbarcati a Lampedusa negli ultimi giorni. Nel frattempo anche l'isola di Pantelleria è interessata dal fenomeno migratorio: 88 persone su un barcone fatiscente sono state tratte in salvo dalla guardia costiera nel canale di Sicilia. Con il blocco delle parteze dalla Libia, ora i flussi sono ricominciati a partire dalla Tunisia. Il ministro Minniti promette l'alleggerimento dei migranti e maggiori controlli bilaterali.
Minniti: "Diminuiremo i migranti a Lampedusa" - Nel corso di un incontro al Viminale con il sindaco di Lampedusa, il ministro dell'Interno Marco Minniti ha affermato la volontà di "concordare alcuni interventi come l'alleggerimento della presenza di migranti sull'isola e il rafforzamento dei controlli sia a mare che sul territorio, al fine di garantire maggiore sicurezza per i cittadini di Lampedusa". Il ministro ha anche fornito rassicurazioni in merito alla comune lotta all'immigrazione illegale da parte del nostro Paese e della Libia. Nuove iniziative, compreso il rimpatrio dei migranti, saranno discusse oggi in un comitato tecnico italo-tunisino.
L'arcivescovo di Tunisi: "Ritornano in Tunisia dalla Libia" - "Stiamo tornando al tempo di Lampedusa e delle prime carrette del mare: una volta arrivavano in Tunisia per andare in Libia ora ricominciano a partire da qui". Queste le parole di monsignor Ilario Antoniazzi, arcivescovo di Tunisi, che afferma: "Si sta riaprendo la rotta tunisina verso l'Italia e ultimamente ne arrivano sempre di più". La situazione libica, precedente punto di parteza per le traversate nel Mediterraneo, è mutata: "Gli accordi con la Libia sono forse una bella cosa per l'Italia ma non per i migranti che sono lì. Sono diminuiti gli sbarchi in Italia ma i migranti in Libia sono aumentati: lì hanno scoperto anche campi profughi clandestini, dove i migranti non vengono trattati come persone umane. È naturale, allora, che il posto più sicuro da cui provare a partire sia la Tunisia. Una volta arrivavano in Tunisia nel sud Sahara per andare in Libia, poi tramite i trafficanti cercavano di imbarcarsi verso l'Europa. Adesso è il contrario: scappano dalla Libia e vengono in Tunisia perché sanno che con gli accordi attuali è molto difficile andare in Italia. Ma io dubito che questi trafficanti con cui l'Italia ha fatto accordi siano persone molto affidabili".