IN TUTTO SEI INDAGATI

Pressioni per favorire collaboratrici: chiuse indagini su Roberto Maroni

Il governatore lombardo è accusato di aver cercato di far ottenere un lavoro e un viaggio a due sue ex assistenti al Viminale. Lui replica: "Sono tranquillissimo"

03 Giu 2015 - 17:29
 © ansa

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Il pm Eugenio Fusco ha chiuso le indagini nei confronti di Roberto Maroni per turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente e induzione indebita. Secondo gli inquirenti, il governatore della Lombardia avrebbe fatto pressioni per far ottenere un lavoro e un viaggio a Tokyo a due sue ex collaboratrici al Viminale. In tutto gli indagati sono sei, tra cui anche la società Expo Spa e il suo Dg Christian Malangone.

Per la Procura, che lo indica nell'imputazione, il motivo dell'interessamento di Maroni sarebbe stato l'esistenza di "una relazione affettiva", dato che sia nel caso di Maria Grazia Paturzo sia in quello di Mara Carluccio il governatore sarebbe intervenuto a favore delle due, che erano state sue collaboratrici quando ricopriva l'incarico di ministro dell'Interno.

L'interessamento emerge da un sms che è finito agli atti dell'inchiesta: "Christian, il Pres. ci tiene acché la delegazione per Tokyo comprenda anche la società Expo attraverso la dottoressa Paturzo e voleva" che anche lei "viaggiasse" in business class e in albergo di lusso. Il messaggio, scritto il 27 maggio 2014 da Giacomo Ciriello, capo della segreteria del governatore lombardo, era indirizzato al dg di Expo, Christian Malangone.

Proprio per la vicenda del viaggio a Tokyo (che poi fu annullato), Maroni rischia di dover lasciare la carica in caso di condanna: il reato contestato, l'induzione indebita a dare o promettere (art. 319 quater Cp), è infatti compreso nella legge Severino che disciplina la sospensione e la decadenza dalle cariche pubbliche.

Da parte sua Maroni si dice "tranquillissimo", perché "finalmente dopo un anno le indagini si chiudono, era ora. Se per una sciocchezza come questa ci vuole un anno poveri noi". E spiega che "nella mia vita non ho mai fatto pressioni, neanche per amici, figli o parenti. Sono colpevole solo di un cosa, di aver fatto risparmiare soldi alla Regione" non partecipando al viaggio a Tokyo per l'Expotour finito nella inchiesta. "Ho mandato il vicepresidente Mantovani - conclude - che ha viaggiato con 4 anziché 6 persone".

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