Lo sfogo

Sollecito: "Mi hanno tolto quattro anni di vita, ho bisogno di essere curato dentro"

Prima intervista tv del giovane dopo l'assoluzione nell'omicidio Meredith: "Devo abituarmi alla libertà, presto uscirà un libro sulla mia storia"

28 Dic 2011 - 19:34
 © LaPresse

© LaPresse

"Ho ancora bisogno di essere curato dentro". Lo ha detto Raffaele Sollecito a quasi tre mesi dalla sua scarcerazione, dopo l'assoluzione nel processo d'appello per l'omicidio a Perugia di Meredith Kercher. "Devo ancora abituarmi a certe nuove situazioni - ha sottolineato Sollecito - penso siano le stesse difficoltà che sta vivendo Amanda, anche se indubbiamente intorno a lei c'è un'attenzione mediatica maggiore".

"Ho firmato con una casa editrice per un libro"
Cosa si aspetta per il prossimo anno sollecito? "Il mio obiettivo principale è quello di laurearmi, per poi iniziare a fare delle esperienze lavorative - ha risposto - Mi piacerebbe lavorare nel campo dei videogames. Poi sto lavorando a un libro: ho firmato un contratto con un'agenzia di management letterario di Seattle, anche se con Amanda non c'entra nulla, non abbiamo in programma libri in comune". "Solo che da lì, dagli Usa, ho ricevuto la maggiore solidarietà e così mi è sembrato naturale affidarmi a dei professionisti di quella città - ha proseguito - Per il resto nulla, voglio solo tornare ad una vita quanto più normale".

"La Corte d'Appello di Perugia ha avuto l'onestà d'animo e il coraggio di distruggere quelle idee preconcette, basate su fatti non reali, che a me e ad Amanda sono costati quattro anni di carcere, quattro anni di vita sottratta", ha affermato Raffaele Sollecito parlando della sentenza.

"Sono sempre stato pulito, vittima di un errore giudiziario"
"La sentenza è netta e precisa e ha spazzato via fantasmi e spauracchi - ha aggiunto Sollecito - Sono spiegati tantissimi particolari che prima d'ora non si è mai voluto spiegare e affrontare". "Sono tranquillo del fatto che questi punti sono stati chiariti - ha aggiunto -. Ora io e i miei familiari siamo più ottimisti. Sono sempre stato pulito e questa sentenza lo dimostra".

Quando è stata depositata la sentenza Sollecito si trovava a Perugia. "Un'incredibile coincidenza - ha spiegato - Ero lì per incontrare i miei avvocati. Perugia è una città a cui sono legato: ho tanti bei ricordi e tanti amici. E poi questa triste parentesi non ha nulla a che vedere con la città. Non è stata Perugia a procurarmi questa sofferenza, ma solo un errore giudiziario".

"Nessun rancore verso pm e polizia"
Ai pubblici ministeri che hanno condotto l'accusa nei suoi confronti Sollecito augura di vivere un Natale sereno in famiglia. "Non ho rancore verso pm e polizia - ha concluso il ragazzo - hanno fatto il loro lavoro. Spetta ad altri il compito di giudicare quel lavoro".

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri