Tre tensostrutture della Protezione civile ospiteranno i processi e il sindaco della città pugliese chiede lo stato d'emergenza
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Dopo la dichiarazione di inagibilità del Tribunale, la giustizia a Bari si amministra nella tende. Precisamente in tre tensostrutture messe a disposizione dalla Protezione civile per celebrare le udienze di rinvio dei processi penali ordinari. Il sindaco del capoluogo pugliese, Antonio Decaro, chiede lo stato di emergenza.
Stato di emergenza - "La situazione che la giustizia penale barese sta vivendo è emergenziale - ha commentato il primo cittadino - Lo Stato non può restare indifferente. Per questo insisto nella richiesta che venga dichiarato lo stato di emergenza che permetterebbe di intervenire con rimedi eccezionali nel più breve tempo possibile". Anche magistrati e avvocati sono sul piede di guerra e chiedono con forza che venga trovata "una sede unitaria che possa accogliere tutti gli uffici giudiziari penali, anche se comunque provvisoria, in attesa della realizzazione della soluzione definitiva del polo della Giustizia".
Manifestazione di avvocati e magistrati - Nel pomeriggio del 28 maggio, gli addetti ai lavori hanno marciato insieme per chiedere che si trovi presto una soluzione, manifestazione apprezzata dal sindaco Decaro: "Le immagini della marcia di oggi, che ha visto partecipare insieme avvocati e giudici, ci offrono una testimonianza di grande unità tra tutti gli operatori di giustizia, senza distinzioni di ruoli. A questa testimonianza di composta ma ferma protesta civile si deve rispetto, ma anche una risposta. Per questo ho apprezzato molto la proposta del vicepresidente Legnini e dei consiglieri CSM presenti a Bari. Se non dovesse essere possibile l'intervento della Protezione Civile, diventa allora indispensabile uno specifico provvedimento legislativo. Questo dovrà essere il primo dossier del nuovo governo, qualunque esso sia"
"Siamo un ospedale con i reparti chiusi" - In attesa di una soluzione, ancora per qualche giorno, le udienze verranno celebrate dentro le tende della Protezione civile, tra fogli stampati a indicare le aule e a ricordare che "la giustizia è uguale per tutti", bagni chimici, gazebo per i controlli e le temperature che salgono sotto la plastica dei teloni. "Siamo come un ospedale con solo il pronto soccorso aperto e tutti i reparti chiusi", ha commentato il procuratore Giuseppe Volpe.