Conferenza stampa al Senato: "Se il 5 aprile sarà una giornata vuota, confidiamo in una risposta forte del governo". La madre: "Non riesco più a piangere". Manconi: "Valutare il richiamo del nostro ambasciatore". "Nel 2015 in Egitto 676 torturati"
"Verità per Giulio": questa la scritta sulla bandiera gialla di Amnesty International mostrata da Paola e Claudio Regeni, i genitori del giovane ricercatore ucciso a Il Cairo in circostanze che l'Egitto non ha ancora chiarito, durante una conferenza stampa in Senato. "Lottiamo per i suoi ideali", ha detto il padre. "Non è facile essere qui. Le torture subite da mio figlio non sono un caso isolato", ha affermato la mamma.
"Sul viso di Giulio ho visto il male del mondo - ha aggiunto la madre del giovane -. E' dai tempi del fascismo che noi in Italia non ci troviamo di fronte alla tortura, ma Giulio non era in guerra, era andato a fare ricerca". E ancora: "Ho pianto pochissimo, anzi ho un blocco totale. Forse mi sbloccherò quando riuscirò a capire cosa è successo a mio figlio. Alla peggior persona al mondo non augurerei quello che è successo a Giulio: sul suo viso ho visto il male del mondo".
"Attendiamo il 5 aprile" - La mamma di Giulio, Paola Deffendi, dà anche una data, una "scadenza". E' quella del 5 aprile, giorno in cui le autorità italiane e quelle egiziane si incontreranno: "Se il 5 aprile sarà una giornata vuota, confidiamo in una risposta forte del nostro governo".
"Cittadino del mondo" - "Non possiamo dire, come ha detto il governo egiziano, che è un caso isolato. Giulio, cittadino italiano, è un cittadino del mondo. Quello che è successo a Giulio non è un caso isolato rispetto ad altri egiziani, e non solo. Per questo continuerò a dire per sempre verità per Giulio", ha detto ancora Paola Regeni. Al suo fianco, in conferenza stampa, il papà di Giulio e il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione per i Diritti umani.
Manconi: "Considerare revisione relazioni con Egitto" - "Penso sia necessaria la revisione delle relazioni diplomatico-consolari tra il nostro Paese e l'Egitto stesso - ha detto il senatore Manconi trovando il consenso del padre di Giulio, Claudio -. Andrebbe valutato il richiamo, ma non il ritiro, dell'ambasciatore italiano in Egitto".
Il papà di Giulio: "Stava passando un periodo felice" - "Giulio stava passando un periodo molto felice della sua vita, sia dal punto di vista di vista personale che del lavoro", ha invece raccontato il padre Claudio. Il giovane aspettava la data del ritorno dall'Egitto, il 22 marzo, ha aggiunto.
"Non lavorava per i Servizi" - Claudio Regeni ha inoltre ribadito come suo figlio non lavorasse per i Servizi segreti: "Avevamo dei contatti abbastanza sicuri, frequenti e anche, profondi, intimi, con nostro figlio: ci raccontava anche con chi aveva contatti al Cairo e nessuna di queste informazioni lasciava capire, nemmeno lontanamente pensare, a un lavoro sotto banco con i servizi".