Censis-Rbm Salute: anche i redditi più bassi sono costretti a far ricorso a prestazioni fuori dal Ssn. E cresce l'ansia per il welfare
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Liste d'attesa infinite, tempi sempre più lunghi per accedere alle cure della Sanità pubblica, attese per visite ed esami in continuo aumento. La situazione drammatica del Servizio sanitario pubblico, con gli italiani sempre più preoccupati per la salute e in ansia per la difficoltà di ottenere i servizi necessari, incoraggia il ricorso al privato. E la spesa sostenuta dai cittadini cresce, come rivela una ricerca Censis-Rbm Salute.
Salute, cresce la spesa degli italiani - Gli italiani hanno infatti sostenuto nel 2014 uscite per servizi sanitari pari a 33 miliardi di euro, uno in più rispetto a un anno fa. Secondo l'indagine firmata dal Censis e da Rbm, l'Assicurazione specializzata proprio sulla salute, la priorità nel settore secondo le famiglia è proprio la richiesta di un intervento rapido sulle liste di attesa.
Tra gli italiani, rileva l'indagine, si riscontra un'ansia crescente per la salute: il 63,4% si dichiara insicuro rispetto alla copertura sanitaria futura (il 77,1% al Sud, il 74,3% delle famiglie monogenitoriali, il 67% delle coppie con figli). E il 54% indica come priorità del welfare la riduzione delle liste di attesa (il 62,6% dei 29-44enni, il 59,1% dei residenti al Sud).
Pubblico intasato e corsa al privato - L'emergenza, denunciano i cittadini, è legata al fatto che il Servizio sanitario pubblico è sempre più 'intasato', con la conseguenza che nell'ultimo anno si sono allungate le liste di attesa: 20 giorni in più per una risonanza magnetica al ginocchio (da 45 a 65 giorni), 12 giorni in più per una ecografia dell'addome (da 58 a 71 giorni), 10 giorni in più per una colonscopia (da 69 a 79 giorni). Per questo, la scelta del privato diventa spesso obbligata: sono 22 milioni gli italiani che negli ultimi dodici mesi hanno fatto almeno un accertamento specialistico (radiografia, ecografia, risonanza magnetica, Tac, elettrocardiogramma, pap-test), e di questi circa 5,4 milioni hanno pagato per intero la prestazione (tra questi 1,7 milioni sono persone a basso reddito).
Tempi troppo lunghi, e intramoenia poco utile - Sono invece 4,5 milioni (di cui 2,8 a basso reddito), rileva il Censis, che hanno dovuto rinunciare ad almeno una prestazione. Insomma, pagare diventa per tutti, anche per le persone con redditi bassi, la condizione per accedere alla prestazione in tempi realistici. Secondo l'indagine, oltre 9 milioni di cittadini hanno effettuato visite specialistiche nell'ultimo anno nel privato a pagamento intero (2,7 milioni di questi sono persone a basso reddito). Puglia e Campania sono le due regioni in cui è più alto il ricorso agli specialisti privati. E l'intramoenia non aiuta: "Il servizio privato all'interno delle strutture pubbliche - rileva l'indagine - ha costi di solito superiori al privato puro e tempi di attesa più lunghi". Un esempio? Una visita cardiologica costa in media 113 euro con 7 giorni di attesa in intramoenia, 108 euro e 5 giorni di attesa nel privato.