Il mafioso ha fatto alcune rivelazioni a un compagno di cella sulla trattativa Stato-Mafia: "Allora il governo ha deciso di allentare il 41 bis"
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"Nel '93 ci sono state altre stragi, ma non era la mafia". Così, non sapendo di essere intercettato, il boss Giuseppe Graviano raccontava a un compagno di cella quella che ora si sospetta essere stata la trattativa Stato-Mafia, e che per i pm è dimostrata proprio dal suo discorso. Graviano spiegava infatti che "allora il governo ha deciso di allentare il 41 bis", e poi "hanno levato pure i 450", cioè la revoca del carcere duro per 450 mafiosi.
Le accuse al boss - Giuseppe Graviano, indagato per la trattativa "Stato-Mafia" è stato intercettato per quasi un anno dai pm di Palermo, mentre parla a ruota libera con Umberto Adinolfi, un compagno di detenzione nel supercarcere di Ascoli Piceno. Dopo essere stato interrogato dai magistrati gli venne contestato il reato di minaccia a Corpo politico dello Stato in concorso con altri boss.
"Sono innocente"- Da febbraio del 2016 ad aprile del 2017 Graviano e' stato ascoltato dalle microspie. Per i pm le intercettazioni sono rilevanti ai fini del processo. Nonostante le accuse, il boss palermitano ha sempre rivendicato la sua innocenza: "Io mi ritrovo con tutti questi ergastoli senza aver fatto nulla perché io non ho mai fatto un reato nella mia vita".
"Ho messo incinta mia moglie in carcere" - Nella chiacchierata con Adinolfi, Graviano rivela di aver messo incinta la moglie all'interno della struttura di reclusione: "Dormivamo nella cella assieme. Vedi che fare il figlio in carcere, questo per me è stato un miracolo".
Il legame con la moglie - Graviano parla con Adinolfi anche della moglie: "Lei aveva 25 anni. Gli ho detto 'vatti a fare una vita, lasciami e dimenticati di me. Devi creare una famiglia'. Abbiamo passato più di dieci anni insieme, belli, però basta. Lo sai che mi ha risposto? 'Noi due possiamo andare a vivere sotto terra. A me non interessa niente. Io ci sto bene sotto terra'".
Le bombe di Milano del '93 - Graviano torna poi a parlare della reazione dell'allora premier Ciampi alle bombe di Milano del luglio 1993: "Quella notte si sono spaventati, temevano il colpo di Stato e lui (il premier Ciampi, ndr) se n'è andato subito a palazzo Chigi assieme ai suoi vertici. Loro non volevano nemmeno resistere, avevano già deciso di non resistere al colpo di Stato".