Coinvolto anche Paolo Liga, nipote del boss Giuseppe Scaduto: secondo le indagini aveva la funzione di agevolare i contatti con il boss latitante Matteo Messina Denaro
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Fermate dai carabinieri di Palermo sei persone accusate di associazione mafiosa ed estorsione aggravata. Tra i coinvolti anche Paolo Liga, nipote del boss Giuseppe Scaduto, capo mandamento di Bagheria, in carcere da ottobre. Le indagini hanno permesso di accertare i ruoli dei sei all'interno di Cosa nostra e il loro coinvolgimento in una serie di taglieggiamenti a commercianti e imprenditori di Bagheria.
Liga, secondo le indagini dei militari, era costantemente in contatto diretto con i vertici del mandamento di Bagheria, ne custodiva e gestiva l'arsenale, composto da pistole, fucili e mitragliette con matricola abrasa, e aveva la funzione di agevolare i contatti con le frange palermitana e trapanese di Cosa Nostra, compreso il boss latitante Matteo Messina Denaro.
Assieme a Liga sono stati fermati Salvatore Farina, Giuseppe Sanzone, Claudio De Lisi e suo fratello Riccardo De Lisi, e Rosaria Maria Liga, sorella di Paolo e nipote di Scaduto. La donna, secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri, partecipava attivamente alla raccolta illecita del denaro attraverso le estorsioni; il ricavato era poi destinato, in quel momento, anche al sovvenzionamento della latitanza del fratello, sfuggito alla cattura nel novembre 2015.
"Oggi - ha sottolineato il colonnello Antonio Di Stasio, comandante provinciale dei carabinieri di Palermo - viene colpito quello che possiamo definire il processo di sostituzione di capi o affiliati storici con nuove generazioni di criminali, figli di capi appartenenti a famiglie influenti di cosa nostra. Infatti, dopo il recente arresto, a Palermo, di Giuseppe Biondino, noto figlio dell’autista e fiduciario del “capo dei capi”, è stato oggi assicurato alla giustizia anche Paolo Liga , nipote del citato capo mandamento di Bagheria".
Per l'ufficiale dell'Arma, ancora una volta viene evidenziato come "la pratica dell’estorsione continua a caratterizzare l'attività di Cosa Nostra palermitana, ma l'operazione mette in luce il crescente contributo di quei commercianti e imprenditori che trovano il coraggio di denunciare il pagamento del pizzo".