BILANCIO: 7 MORTI

Prato, rabbia dopo il rogo dai cinesi Gli italiani: "Nessuno li controlla"

Ci si chiede: "Perché possono operare in queste condizioni?". Il procuratore: "E' il far west". Napolitano: intervenire subito. Giovannini: "Irregolarità nel distretto al 76%"

02 Dic 2013 - 20:07
 © Ansa

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Dopo le lacrime, a Prato è l'ora delle polemiche. All'indomani dell'incendio in una fabbrica tessile gestita da cinesi in cui sono morte sette persone, ex imprenditori e lavoratori del settore gridano la propria rabbia. Strozzati da concorrenza e regole ferree hanno perso il lavoro: "Subivamo continui controlli, noi, su tutto. Come è possibile che i cinesi possano invece operare in queste condizioni?" si chiede l'ex proprietario di un'azienda locale.

Il capannone andato a fuoco non ospitava solo la fabbrica di confezioni ma anche un vero e proprio dormitorio. Accanto a materiale altamente infiammabile vi erano dei loculi, alcuni dei quali crollati durante l'incendio. All'interno riposavano i lavoratori: una delle vittime è stata infatti trovata in pigiama. Alla base della tragedia, dunque, vi sarebbe anche la poca attenzione alla sicurezza. Lo accerterà la procura di Prato, che si appresta ad aprire un'indagine per omicidio colposo plurimo.

Massimo Nuti ha chiuso la sua azienda nel 2002: "Mi hanno fatto chiudere. Per un'azienda in regola non è possibile sopravvivere. Loro fanno una concorrenza scorretta". Nuti non è l'unico a polemizzare. "La mia azienda ha chiuso nel 2008, era un'impresa regolare. Ma non ce la faceva più, la concorrenza cominciava a essere spietata. Il titolare ha mandato a casa 50 dipendenti, 50 famiglie sulla strada" racconta Alessandro Mati. "Ed ecco come vivono i lavoratori cinesi, quattordici ore di lavoro al giorno, dormono e mangiano in loculi, senza igiene, senza sistemi di sicurezza, sottopagati. Come può un'azienda in regola competere in queste condizioni?".

Procuratore: "Controlli insufficienti, è il far west" - Ad alimentare le polemiche arrivano le dichiarazioni del procuratore della Repubblica, Piero Tony. "La maggior parte delle aziende sono organizzate così: è il far west - ha detto -. I controlli sulla sicurezza e su ciò che è collegabile al lavoro, nonostante l'impegno dei tutte le amministrazioni e delle forze dell'ordine, sono insufficienti. Siamo sottodimensionati: noi come struttura burocratica, ha spiegato il procuratore, siamo tarati su una città che non esiste più, una città di 30 anni fa".

Si indaga per omicidio e disastro colposo - Dopo l'incendio, la procura ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo plurimo, disastro colposo, omissione di norme di sicurezza e sfruttamento di mano d'opera clandestina. L'unico corpo identificato e uno dei feriti sono irregolari.

Indignazione dal Colle - Giorgio Napolitano sollecita "interventi concertati a livello nazionale, regionale e locale per far emergere da una condizione di insostenibile illegalita' e sfruttamento" realtà produttive e occupazioni che possono contribuire allo sviluppo economico''. Così il presidente in una lettera al presidente della Regione Toscana, Rossi.

Giovannini: "Irregolarità nel 76% delle aziende" - Nel 76% delle aziende del distretto di Prato sono state rilevate irregolarità nei primi 9 mesi del 2013. Lo rende noto il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini. Il tasso medio, nella regione Toscana, è del 63%. "Ho parlato con il segretario generale del ministero per valutare i passi da fare" ha aggiunto Giovannini, ricordando come "al ministero spetti il controllo sulla regolarità dei lavoratori mentre ad altri spetta verificare le infrastrutture delle aziende ed i sistemi antincendio".

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