"Tocca ai medici dirci perché mia nipote è stata uccisa dalla malaria. Qualcosa va aggiornato", afferma Rodolfo Ferro che si chiede come sia possibile che pazienti con tale patologia entrino in contatto con altri
"Non accusate le bimbe africane". Così afferma il nonno di Sofia, la bimba morta di malaria lunedì dopo essere stata dimessa dall'ospedale di Trento nonostante una forte febbre. Rodolfo Ferro smorza i toni accusatori contro le bimbe ammalate di malaria, ora guarite, e spiega: "Noi non accusiamo nessuno. Tocca ai medici dirci come e perché Sofia è stata uccisa dalla malaria. Forse però negli ospedali qualcosa va aggiornato".
Come è possibile, ci si chiede, che "pazienti con questa malattia, o i loro parenti con i bagagli, entrino in contatto con gli altri". "E lo dico pensando prima di tutto con affetto alle bambine africane che hanno incontrato mia nipote al S. Chiara. Sarebbe imperdonabile se ora venissero isolate dai loro amici, oppure a scuola", sottolinea. "La famiglia è convinta che tutti hanno fatto il massimo. Siamo riconoscenti, anche per il calore che sentiamo - afferma - Il mondo però ci è improvvisamente crollato addosso e sembra sempre più probabile che la presenza di una famiglia reduce dall'Africa e ammalata di malaria, negli stessi giorni in cui mia nipote è stata in ospedale, possa spiegare la tragedia".
Ma "non facciamo accuse. Rilevo che il mondo è cambiato, che tutti andiamo lontano, che assieme alle persone e alle merci possono viaggiare anche insetti e virus. È la globalizzazione. Forse anche gli ospedali devono prendere atto che il quadro e il clima non sono più quelli di prima". "Da nonno - conclude - ora penso a quelle due bambine, la piccola aveva la stessa età di Sofia. Spero che nessuno le faccia sentire in colpa, o che non si ceda alla tentazione di isolarle. Sono innocenti e non sono mai state un pericolo per nessuno".