“Volavano tegole e pezzi di case": il racconto shock della cacciatrice di tornado
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Valentina Abinanti racconta l'inferno scatenatosi nel Veneziano
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Volava di tutto. Tegole, travi, pezzi interi di case. Abbiamo capito subito che, stavolta, la situazione era gravissima". Sono le drammatiche parole di Valentina Abinanti. Trentadue anni, originaria di Galliate (Novara), Valentina è una cacciatrice di tornado. Insieme ad altri quattro appassionati, mercoledì 8 luglio era là, sulla Riviera del Brenta, a testimoniare quanto di peggio la mente potrebbe immaginare.
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È stato un vero e proprio inferno quello che, alle 17.30, si è scatenato nei pressi di Dolo a causa di una supercella temporalesca. Un tornado si è abbattuto su Cazzago di Dolo e su Mira, con venti che hanno raggiunto i 250-300 km/h e chicchi di grandine dalle dimensioni più grandi di una noce. Drammatico il bilancio: un morto e trenta feriti. Il Centro Epson Meteo, dopo aver seguito in diretta l'evolversi della situazione, ha deciso di raccogliere la testimonianza di Valentina. La giovane racconta: “Non credevo ai miei occhi. Già ero abituata a trovarmi di fronte a forti tornado negli Stati Uniti, ma in Italia non mi era mai capitato”.
Valentina, che di professione è insegnante di scuola elementare, nutre da sempre la passione per la caccia ai tornado. La sua esperienza in questo campo inizia nel 2007. “Quanto accaduto nel Veneziano è stato davvero sconvolgente. Noi monitoravamo la zona già da tre giorni: la sera di martedì 7 luglio abbiamo preso la decisione di recarci in Veneto perché i modelli meteorologici indicavano la possibilità di sviluppo di fenomeni particolarmente intensi. Partiti alle 10 del mattino, seguivamo di minuto in minuto l'evolversi della situazione”.
Per quanto riguarda la strumentazione di cui si sono avvalsi, Valentina afferma: “In Italia, dal punto di vista tecnico, non c'è gran che. Io, personalmente, ho utilizzato il mio cellulare, col quale monitoravo le immagini radar, e poi semplicemente mappe digitali. Il problema- sottolinea- è che il radar ha 30 minuti di ritardo, quindi ci siamo dovuti muovere a vista”. Appena oltrepassata Venezia, i giovani hanno avvistato il temporale che si muoveva dall'alto Vicentino. “In breve tempo- racconta- il radar ha iniziato a mostrare la forma di una supercella. Appena l'abbiamo vista, ci siamo diretti in quella direzione. Abbiamo intercettato il temporale a metà strada tra Vicenza e il mare. Era velocissimo, si muoveva verso sud-est”.
Le sue parole trasudano la drammatica emozione vissuta: un'emozione che, probabilmente, Valentina non dimenticherà facilmente. “ Nel giro di 20 minuti il temporale si è trasformato in tornado. Era vicino a Dolo. Già solo guardandolo, si capiva che si trattava di un tornado particolarmente intenso. Noi ci siamo tenuti a una distanza di circa un chilometro dal tornado. Da là si vedeva tutta la struttura del temporale supercellulare, le striature in rotazione e, in fondo, il tornado”.
Ma com'è possibile stabilire l'entità di un simile fenomeno? La stima dell'intensità dei tornado, infatti, generalmente viene fatta in base ai danni: è pertanto una valutazione a posteriori. Nel caso di Venezia, però, non vi erano molti dubbi. “I detriti arrivavano a un'altezza di 50 metri. Quando succede ciò, già scarti automaticamente le prime categoria, e capisci che il tornado ha un'intensità tra le maggiori. Volava di tutto. Interi pezzi di casa sollevati dal vento, alberi, tegole”. A quel punto, i cinque ragazzi hanno ben compreso come il bilancio sarebbe stato drammatico. “. Pian piano - prosegue Valentina- il temporale è sceso verso la laguna. Pioggia e gradine lo hanno completamente avvolto e, alla fine, il tornado si è dissolto”. A questo punto, il tono di Valentina si fa meno concitato. La ragazza ammette: “La caccia ai tornado può essere molto pericolosa. A volte addirittura mortale. L'importante è sapere a quale distanza si deve rimanere. Noi eravamo posizionati a sud: il tornado, infatti, si muoveva verso quella direzione. Quindi noi lo precedevamo, spostandoci insieme a lui. È necessario mantenere una certa distanza di sicurezza perché, proprio sulle piccole distanze, i tornado possono fare movimenti imprevedibili”.
Per immortalare le spettacolari immagini che ha regalato al pubblico in queste ore, Valentina ha utilizzato semplicemente due Reflex. Quanto basta per realizzare immagini mozzafiato. “Nonostante vada a caccia di tornado da molti anni, ogni volta provo un grande stupore. Poi, però, il pensiero corre subito alle persone che potrebbero aver bisogno di aiuto. Per questo, dopo il passaggio del tornado sulla Riviera del Brenta, ci siamo subito recati nei comuni colpiti per portare soccorso”. Valentina chiude il suo racconto con una nota di rammarico: “Noi, cacciatori di tornado, potremmo essere molto utili alla gente. Basterebbe che le cose funzionassero come succede negli Stati Uniti: là, se un cacciatore di tornado è “certificato” (se, cioè, ha superato determinati esami), può dare l'allerta chiamando o mandando un messaggio allo Storm Prediction Center. A questo punto, dopo le verifiche attraverso il radar ad alta risoluzione, scatta il vero e proprio allarme alla popolazione. Se questo avvenisse anche nel nostro Paese, potremmo probabilmente essere in grado di prevenire situazioni disastrose e, forse, di salvare molte vite umane".