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Protesi Pip, Anna tra paura e rabbia:“Sento i sassi nel mio seno, sto male"

A Tgcom24 una 36enne che vive da 9 anni con le protesi potenzialmente cancerogene: “Ho i linfonodi infiammati, mi devo operare ancora. Perché solo in Italia si usano ancora le Pip?”. E poi l'appello alle altre pazienti: “Non arrendetevi, fatevi sentire”

04 Gen 2012 - 16:48
 © Tgcom24

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"Sento dei sassi nelle protesi, sto male, da quattro anni i miei linfonodi sono sempre più infiammati. In Procura non sanno ancora come muoversi”. Le protesi sono quelle Pip, i seni quelli di Anna, i magistrati quelli in servizio a Torino e Milano. Anna è una 36enne del Nord Est che nove anni fa a Milano si è fatta impiantare delle Poly Implant Prothese e dal 2008 vive tra dolori e angoscia.  “Le fitte sono fortissime" rivela a Tgcom24.

"Vado avanti con gli antiinfiammatori - aggiunge - Il mio chirurgo mi rassicura ma mi prospetta in fretta un secondo intervento. Ho paura. Devo decidere entro fine gennaio. Quelle protesi ormai sono una parte di me, psicologicamente non posso immaginarmi senza. Quando me le leveranno le vorrò tenere e farle analizzare".

Il calvario di Anna (il nome è di fantasia, ndr) inizia quattro anni fa con dei piccoli dolori ai seni. La mammografia ne prova gli effetti ma non le cause. L’ecografia evidenzia l’infiammazione del cavo destro. La risonanza magnetica certifica la presenza di molti linfonodi ascellari infiammati e di una "falda fluida periprotesica". "Era luglio, avevo quaranta di febbre quando mi hanno fatto gli esami - ricorda - e io sentivo già al tatto dei sassi nelle mie protesi".

Garantite per vent’anni. Ma perché solo in Italia?
Nonostante le rassicurazioni di chi ha effettuato l’impianto, Anna non si perde d’animo e quattro anni fa comincia a cercare informazioni in Rete sulle Poly Implant. Scopre che in Francia sono bandite dal 1997, che per gli Stati Uniti non hanno i necessari requisiti di sicurezza ma che in Italia una ditta fiorentina le importa regolarmente. “Da noi la sperimentazione è consentita. Noi pazienti firmiamo una specie di autorizzazione prima dell'intervento. Mi si è gelato il sangue - spiega Anna - quando ho sentito che i chirurghi italiani le garantiscono ancora per vent’anni (vedi la foto) Ma se dopo cinque sono stata male?. E dire che ho scelto il miglior professionista sulla piazza milanese: quattromila euro di intervento. 700 euro più Iva a protesi. Adesso mi parlano di un’altra operazione a seimila euro, non in ospedale ma in ambulatorio. Ma non è una questione economica: voglio solo ricominciare a star bene e vivere senza ansia e dolore”.

Chi sta male parli e denunci
Alla vigilia di Natale, i sanitari le ribadiscono che la tossicità delle protesi Pip non è dimostrata, che nessuna è mai morta, che migliaia di italiane hanno subito lo stesso intervento senza problemi. Già, chissà come se la passa chi vive con le Pip impiantate. “Attraverso Internet - si fa coraggio la 36enne del Nord Est - ho trovato altre donne in condizioni simili alla mia. Nessuna però ha il coraggio di uscire allo scoperto, hanno paura anche degli stessi medici curanti che non prescrivono loro analisi adeguate”. Lei ci prova ad alzare la voce. Esce alla scoperto. Parla con noi. Chiama il pm Guariniello a Torino e in Procura a Milano. Il primo non è competente territorialmente, a Milano le dicono di non sapere come ancora muoversi e di fare denuncia ai carabinieri. E il censimento voluto dal ministro Balduzzi? “Come fanno a trovarci tutte? E con che tempi?- si domanda Anna – Io, ad esempio, non vivo più a Milano”

"Hai voluto un seno nuovo? Arrangiati"
Per molte pazienti un freno a farsi sentire va ricercato anche nel luogo comune che vede nel rifarsi il seno solo una scelta legata a motivazioni estetiche. “Hanno voluto tette più grandi? Adesso si arrangino”, si legge in molti forum o social network. “Li ho letti o sentiti anche io questi commenti - dice Anna - e mi hanno ferito perché non si capisce il cuore del problema: adesso le protesi sotto accusa sono le Pip, ma se domani succedesse a chi vive con una protesi nella gamba o nella spalla? O a chi vive con valvole animali?”. 

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