In un video le immagini shock del piccolo che si divincola mentre i poliziotti lo caricano in auto. La madre a Tgcom24 : "Forse l'hanno sedato. Perché non l'hanno fatto visitare dal suo pediatra?". Il nonno a Tgcom24: "Ci tengono lontani da lui"
© Da video
Un ragazzino di 10 anni è stato prelevato a scuola dalla polizia in esecuzione di un provvedimento di affidamento in via esclusiva al padre. E' successo nel Padovano. Il bimbo, che ha tentato più volte di divincolarsi prima di essere caricato su un'auto, è stato portato via di forza dagli agenti. La scena è stata ripresa da un cellulare in un video shock di un minuto e mezzo.
L'operato degli agenti è stato reso difficile dall'opposizione di alcuni famigliari della madre del ragazzino che hanno cercato di impedire al padre, che era presente, di portare il figlio nella comunità indicata dalla sezione Minori della Corte d'Appello di Venezia. L'intervento è stato eseguito presso la scuola, dopo i tentativi falliti fatti in passato presso la casa materna e dei nonni. Il capo della polizia, Antonio Manganelli, ha porto le proprie scuse alla famiglia e ha avviato un'indagine interna.
Il padre: "Ho salvato mio figlio, è sereno"
Soddisfatto dell'esito dell'operazione il padre del ragazzino. "Ho salvato mio figlio e ora sta bene, è sereno. L'importante è questo. Ho pranzato, giocato alla playstation e poi cenato con lui e l'ho messo a letto. Era anni che non lo facevo ed è stata una bella emozione". Sono le parole dell'uomo, di professione avvocato, che dice anche di essere riuscito ad abbracciare il figlio dopo che per tanti anni "ciò è stato impedito a me e ai miei famigliari, non solo dalla madre ma anche dai suoi parenti".
La madre Ombretta: "Non si è detta la verità"
"Io posso anche accettare le scuse ma non è questo il modo di prelevare i bambini. Non è la prima volta che questo succede, ma noi avevamo la telecamera". Sono le parole di Ombretta Giglione, madre del bambino protagonista della vicenda, intervistata da Federico Novella per Checkpoint su Tgcom24. In merito all’episodio filmato dalla zia del ragazzino e alle dinamiche con cui il bambino è stato preso dagli agenti di polizia a scuola, la signora Giglione racconta: "Non si è detta la verità, il bambino era in classe e non c’era nessuno della mia famiglia. Il bambino si è aggrappato al banco, è stato sentito da tutti e si è opposto con tutte le sue forze. Hanno fatto uscire tutti i suoi compagni, mio figlio è rimasto da solo aggrappato al banco, me lo ha detto il maestro. Io spero che lo Stato faccia chiarezza e il capo dei servizi sociali di Padova si è comportato in maniera vergognosa calpestando i diritti di una persona. Queste persone devono pagare e chiedo che Leonardo venga liberato".
"Non mi hanno fatto entrare con il suo pediatra"
"Leonardo, prosegue la madre, adesso è in una casa famiglia e non può tornare casa. La gestione del caso è nelle mani dello psichiatra che vuole resettare il bambino. Ieri mi sono presentata alla casa famiglia con il pediatra ma non ci hanno fatto entrare. Credo che non lo si voglia far visitare per evitare che si vedano gli ematomi che ha mio figlio".
"Non voleva stare a casa del padre che lo aveva ripetutamente rinchiuso in una stanza"
La donna afferma di non essersi mai opposta a che il bambino venisse prelevato: "Il bambino era a disposizione, ma il bambino non vuole essere strappato al suo mondo. Il bambino vede il padre negli incontri protetti messi per riconciliare il rapporto e riusciva a vederlo una volta alla settimana. Mio figlio non voleva andare a casa sua perché a casa del padre è stato ripetutamente chiuso in una stanza perché piangeva e voleva tornare a casa. Tutto ciò è agli atti".
"Il bambino non sta bene, il padre mente"
Sulle condizioni attuali del bambino, che secondo il padre sono buone, la donna continua: "Io non credo che mio figlio stia bene. Il padre mente. Perché non l’hanno fatto visitare dal suo pediatra di base? Non so se il bambino sia stato sedato, è un’ipotesi che non escludo".
"Diagnosi psichiatra basata su teoria spazzatura"
Sulla sentenza di affido aggiunge: “L’ha affidato in modo formale al padre, ma il bambino è in casa famiglia perché il padre è inadeguato. Il giudice si è fatto convincere da uno psichiatra di Mestre che ha diagnosticato una sindrome che non esiste, la Pas (sindrome da alienazione parentale), che arriva dall'America, il cui promotore è Gardner, un pedofilo morto suicida. Mio figlio ha fatto capire a tutti dove vuole stare e l’ha gridato a tutto il mondo. Ringrazio tutti per la solidarietà del Paese".
"Liberate Leonardo"
Infine la madre lancia un appello: "Liberate Leonardo, fatelo tornare alla sua vita. Mi appello al padre che può farlo e alle istituzioni per far cambiare questi giudici che giudicano senza pensare. Che guardino cosa fanno con il loro decreto. A Leonardo dico di resistere perché è un bambino forte e ti faremo tornare a scuola e a casa dalla tua mamma".
Il nonno materno a Tgcom24: "Alla casa-famiglia ci mandano via"
Nella casa famiglia in cui ora si trova, il bambino "è rinchiuso con un cordone formato da persone che, quando vedono arrivare qualcuno della famiglia materna, chiamano la questura impedendo qualsiasi collegamento". Sono le amare parole di Alfonso Giglione, il nonno del bambino, a Tgcom24. "Ieri sera è andato lì il pediatra, dopo aver visto le immagini del bambino trascinato via in quel modo, per visitarlo. Glielo hanno impedito. Ancora oggi non sappiamo come sta, dopo quello che è accaduto".
Dirigente scolastica: "Sconvolta"
"Anch'io sono rimasta sconvolta e turbata da quanto ho visto ieri - spiega la dirigente scolastica Marina Zanon -. Abbiamo fatto uscire dalla classe i compagni dell'alunno destinatario del provvedimento del giudice e solo dopo sono entrati gli assistenti sociali e i poliziotti. Tutto all'interno della scuola si è svolto senza urla e senza che gli altri compagni di scuola vedessero, in quanto sono rimasti dentro le aule fino a quando il bimbo è stato portato in auto. Ho visto le immagini di "Chi l'ha visto", fornite alla trasmissione dalla zia del piccolo, e mi hanno fatto piangere, perché penso alla situazione drammatica in cui si trova il piccolo".