Maxi operazione della Gdf contro la società che si occupa della costruzione del Mose. In manette anche il presidente del Consorzio, Giovanni Mazzacurati con l'accusa di turbativa d'asta
La guardia di finanza di Venezia ha eseguito 14 arresti nell'ambito di un'inchiesta che vede al centro il Consorzio Venezia Nuova, la società che si occupa del Mose, il sistema di opere per la salvaguardia di Venezia dalle acque alte. La principale accusa nei confronti degli indagati è turbativa d'asta. Blitz in diverse regioni, tra cui Veneto e Lombardia. Tra gli arrestati figura anche l'ex presidente del Consorzio, Giovanni Mazzacurati.
Sono circa 100 le persone indagate nell'indagine del Nucleo di polizia Giudiziaria di Venezia che ha coinvolto il vertice del Consorzio Venezia Nuova e altre società consorziate, impegnate nei lavori di costruzione del Mose. Sono sette gli arresti domiciliari e altri sette gli obblighi di dimora notificati nelle 140 perquisizioni in corso da parte dei finanzieri. Tra gli arrestati, oltre a Giovanni Mazzacurati, già Presidente e Direttore Generale del Consorzio Venezia Nuova, dimessosi lo scorso 28 giugno, anche Pio Savioli, Consigliere del Consorzio Venezia Nuova.
La ricostruzione - Secondo una prima ricostruzione, Giovanni Mazzacurati avrebbe avuto un ruolo predominante nella gestione dei lavori del Mose e di tutte le opere ad esso correlate. Ruolo che avrebbe permesso di agevolare alcune imprese a scapito di altre, grazie ad assegnazioni di lavori fuori quota. Lavori che esulavano dai principi del cosiddetto prezzo chiuso e delle assegnazioni in relazione alle rispettive quote di spettanza. Secondo l'accusa, Mazzacurati predeterminava la spartizione delle gare allo scopo di garantire il monopolio di alcune imprese sul territorio veneto, di tacitare i gruppi economici minori con il danaro pubblico proveniente da altre pubbliche amministrazioni e quindi di conservare a favore delle imprese maggiori il fiume di danaro pubblico destinato al Consorzio Venezia Nuova.