Soluzioni che funzionano

Come sedare i capricci senza urlare

Pianti improvvisi, bambini che scalpitano e bizze: alzare la voce non è mai la soluzione giusta

22 Gen 2015 - 08:00
 © istockphoto

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Qualsiasi genitore (o adulto, più in generale) a contatto con un bambino che fa i capricci, urla e scalpita ha la reazione più istintiva di alzare la voce più del piccolo e quindi di sgridarlo. Ma se questo è l'esempio che gli viene dato, il bambino non ripeterà questo comportamento anche con i suoi amichetti o fratellini? Sgridare significa tentare di reprimere un problema senza provare a risolverlo con una buona dose di calma e autocontrollo.

Quando il bambino comincia a strillare e a fare i capricci la soluzione più banale è anche quella più efficace: contare fino a 10. Mentre si conta fino a 10 è importante cercare altre parole per dire quello che avremmo detto urlando e aggredendo il bambino. Basta fermarsi, respirare, contare e cercare di ridimensionare la situazione pensando che lì davanti c'è un bambino che non sa ancora domare le proprie emozioni. In questo modo si insegna loro a non essere impulsivi.

Spegniamo l'impulsività con un abbraccio; può sembrare strano ma il messaggio che il bambino riceverà sarà che i genitori sono lì e lo aiuteranno anche quando le cose non vanno apparentemente bene. Le domande da fare con molta calma hanno il fine di capire il perché il bambino ha cominciato a fare i capricci e cercare di rimediare. Anche gli adulti devono farsi delle domande. La causa dei capricci è molto spesso una poca attenzione rivolta ai bambini che, a loro volta, si sentono soli e per attirare l'attenzione usano l'unico mezzo a loro disposizione per scaricare stress e frustrazione: il pianto.

Quando ai genitori sarà chiaro che i capricci non sono una dichiarazione di guerra psicologica nei loro confronti ma un modo per appagare l'esigenza d'amore che i bambini sentono in quel momento, allora sarà tutto molto più semplice. Ed è questo il momento in cui occorre invocare i principi dell'educazione emotiva e insegnare loro il nome delle emozioni che provano per conoscerle e reagire in maniera giusta e non sproporzionata. Dopo aver parlato e calmato il bambino, passare un po' di tempo con lui, seduti vicini e in silenzio avrà un enorme potere terapeutico calmante.

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