Dimenticarsi della propria età anagrafica e affrontare il futuro con passione è un elisir di salute, lo dice la scienza
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Un'indagine condotta presso l'University College di Londra, nel Regno Unito, evidenzia che esiste una correlazione fra età percepita e tasso di mortalità. Questione di ottimismo? Solo in parte. Al momento gli scienziati stanno approfondendo le ricerche che potrebbero far luce su una concezione di benessere in senso più ampio. Se il passare del tempo riguarda tutti gli esseri umani allo stesso modo, il processo d'invecchiamento, invece, è molto diverso per ogni persona: perché la mente gioca un ruolo fondamentale nel sentire il peso degli anni che passano.
IL NOSTRO TEMPO - Sarà capitato a tutti di incontrare qualcuno che, oltre a non dimostrare l'età effettiva, non si sente gli anni che ha. Se anche tu fai parte di questa cerchia di persone, la buona notizia è che questo atteggiamento con cui affrontare la vita è positivo tanto sul piano fisico quanto a livello mentale. Il tempo è un concetto estremamente sfuggente: spesso ne cadiamo vittima, perché crediamo che ci siano tappe della vita da raggiungere entro una certa età, per esempio riguardo al lavoro o la famiglia. Invece è importante compiere uno sforzo per uscire da questa logica e ritrovare i nostri ritmi.
LO STUDIO - Un team di ricerca appartenente all'University College di Londra ha condotto un esperimento per osservare quanto la percezione dell'invecchiamento possa influire in maniera diversa sulla salute della persona. Gli studiosi hanno coinvolto un campione di 6.490 persone di età media pari a 65,8 anni. Il 70 per cento ha ammesso di sentirsi più giovane di tre o più anni, mentre la percezione del 25% degli intervistati combaciava con l'età reale e il 5% ha spiegato di sentirsi più vecchio rispetto gli anni effettivi. Il risultato? Il tasso di mortalità ha superato il 24% nel gruppo di chi più sentiva il peso degli anni e si è assestato sul 18% fra coloro che avvertivano l'età anagrafica come effettiva. Tuttavia, la percentuale è scesa al 14% fra coloro che tendevano a percepirsi più giovani rispetto agli anni effettivi.
DAL CORPO ALLA MENTE - Secondo Isla Rippon e Andrew Steptoe, i ricercatori che si sono occupati dell'indagine, solo in parte si può parlare di ottimismo: parlare di un semplice atteggiamento positivo verso l'esistenza sarebbe infatti limitante. Sentirsi vecchi è una condizione spesso congiunta a un senso di stanchezza che va oltre le mere difficoltà quotidiane e colpisce corpo e mente. L'età percepita riflette il proprio bagaglio esistenziale (insieme alle difficoltà e agli ostacoli) non meno che la qualità di vita con cui affrontiamo il presente e le speranze per il futuro. Chi si sente giovane di solito guarda con fiducia al futuro e vive con gioia il presente, lasciando da parte il peso del passato anche nei casi in cui non si è avuto una vita facile. Ecco perché, nello stesso modo in cui ci prendiamo cura del corpo, è importante nutrire la mente.
STIMOLA LA CURIOSITÀ - Leggere, fare sport, avere buone abitudini di vita, non solo per senso del dovere bensì per il piacere di sentirsi in forma e vitale, è una medicina capace di migliorare la qualità di vita giorno dopo giorno. Questo perché ogni giorno può diventare stimolo per conoscere nuove cose e, quando accade, ci si sente giovani dentro, pronti a mettersi in gioco, più resistenti e forti, pieni di voglia di vivere.