Gesti amichevoli

Stretta di mano: un gesto che parla di te

Molto più che un saluto è un gesto che racconta molto di come siamo. E risponde a precise regole di bon ton

06 Nov 2017 - 16:27
 © istockphoto

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È un saluto, un gesto di pace e di solidarietà, ma può essere anche il nostro primo biglietto da visita: la stretta di mano è un gesto antico che porta con sé molti significati e che risponde anche a precise regole di galateo. Racconta anche molto di noi stessi e di certo merita una riflessione, specie se vogliamo trasmettere una certa immagine fin dal primo contatto.

LA STORIA DI QUESTO GESTO – L’atto di stringersi la mano ha origine antica: presentarsi con l’avambraccio teso e la mano aperta serviva a dimostrare che non si nascondevano armi nella mano o all’interno della manica. Per questo la stretta di mano è il gesto per eccellenza che esprime la volontà di pace di buona armonia tra i due interlocutori.

QUESTIONI DI FORZA – Fateci caso: che impressione vi fa tendere la mano a una persona che incontrate per la prima volta e ricevere una stretta molle e sfuggente? Di solito è un contatto che trasmette una pessima impressione, perché trasmette l’idea di un interlocutore senza energia e senza volontà. Una stretta troppo energica, che quasi stritola la nostra mano, invece, ci fa immaginare un potenziale avversario, o quanto meno una controparte aggressiva ed egocentrica. Per trasmettere un’immagine positiva di sé è indispensabile proporsi in una giusta via di mezzo, con una certa saldezza, ma senza troppo impeto. La delicatezza è d’obbligo soprattutto in presenza di una mano anziana o molto minuta: stringerla troppo significa imporle un saluto quanto meno doloroso.

IL MOMENTO GIUSTO – Secondo il galateo, ci si stringe la mano quando si viene presentati a qualcuno, quando ci si dice arrivederci, all’inizio o alla fine di una riunione o di un impegno di lavoro o quando ci sembra opportuno all’interno di un contesto lavorativo, ad esempio alla conclusione di un accordo. Èd una buona mossa essere i primi a tendere la mano, guardando il proprio interlocutore negli occhi e facendo un bel sorriso. In questo modo dimostriamo di avere la situazione sotto controllo e di essere pronti a prendere l’iniziativa. Massima cautela invece se ci si trova in un contesto formale, nel quale le gerarchie sono ben delineate e noi siamo nei ranghi più bassi: in questo caso occorre attendere che i nostro superiori si siano salutati e aspettare il nostro turno.

IL MODO IDEALE – Il galateo impone di tendere la mano destra all’altro e attendere che sia l’altro a stringerla (se viceversa è stato l’interlocutore a precederci, possiamo avvicinare la nostra mano e stringere quella altrui). In ogni caso occorre muoversi senza fretta, ma con una certa decisione e senza timidezza, che potrebbe essere scambiata per riluttanza. La mano va offerta con il palmo in posizione perpendicolare rispetto al suolo, senza rivolgerlo verso l’alto o il basso, ma teso a incontrare il palmo dell’altro. Naturalmente fa eccezione il caso in cui la mano destra sia impedita da un ostacolo serio ed evidente, ad esempio da una ferita o da un’ingessatura. Il galateo dichiara che la stretta di mano dura al massimo cinque secondi, con al massimo due o tre oscillazioni dall’alto in basso. Una stretta di mano troppo lunga può far pensare che siamo invadenti e può risultare imbarazzante in certi contesti sociali. Va da sé che, prima di stringere la mano a qualcuno dobbiamo assicurarci di avere le mani pulite e che il palmo non sia sudato. Il ruolo chiave è svolto dal pollice: si devono intersecare in modo avvolgente, trasmettendo una sensazione piacevole e rilassata.

SE FA FREDDO – Quando si indossano i guanti, bisogna sfilarseli prima di stringere la mono a qualcuno. Questo vale sia per gli uomini che per le donne se ci si trova al chiuso, mentre all’aperto tocca solo all’uomo, mentre la signora può conservare il guanto.

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