Festa della donna

Trova la tua indipendenza interiore attraverso la storia delle donne

Nell'emancipazione femminile appare l'orgoglio di milioni di bambine, costrette al silenzio da secoli di oppressione: l'azione di ognuna accresce la consapevolezza di tutte

03 Mar 2015 - 17:33
 © agenzia

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Era il 1909 quando negli Stati Uniti per la prima volta si festeggiava il Woman's Day: per l'ultima domenica di quel lontano febbraio il Partito socialista americano caldeggiava una manifestazione in favore del diritto di voto femminile, mentre, pochi mesi dopo, ventimila donne sarebbero scese per le strade di New York in quello ricordato come lo sciopero delle camiciaie.

Che ne è dello spirito su cui si fonda l'8 marzo, oggi data simbolo per la Festa della donna? Forse il vero significato da recuperare è la coesione, quell'unione di forze che solo quando diventa esperienza condivisa possiede le chiavi del futuro. Andare oltre le diversità e recuperare una prospettiva più ampia, acquisire coscienza di sé e lottare, nel piccolo del proprio quotidiano, per guardare a testa alta ciò che succede intorno a noi è opporsi all'indifferenza, il vero nemico da combattere, oggi come ieri.

In occasione della Giornata internazionale della donna 2010 l'Europa stila una Carta sulle disparità di genere. Questo documento dal titolo eloquente - Maggiore impegno verso la parità tra donne e uomini – individua nelle diseguaglianze fra uomini e donne le cause direttamente implicate nell'andamento economico e sociale dei Paesi membri, profondamente connesse al futuro demografico mondiale, ma anche una sfida verso sostenibilità, progetti all'avanguardia e nuove dinamiche del lavoro.

I nuovi obiettivi dell'UE raccontano quanto siamo ancora lontani da questo orizzonte. La parità sul mercato del lavoro e una pari indipendenza economica fra donne e uomini è alla base della strategia Europa 2020, che si propone di eliminare il divario retributivo, combattere la violenza di genere e portare questa discussione oltre i confini dell'Europa. I passi da fare sono ancora molti, a livello politico e personale: come rende evidente ogni vicenda storica i cambiamenti diventano possibili solo quando si raggiunge una maturità che è ciò che chiamiamo coscienza collettiva, una forza incredibilmente potente perché supera l'individuo per fondere la storia di ognuno in una colata lavica destinata a trascinare la Storia verso nuovi confini e frontiere.

Un tempo, in Italia le donne non potevano esercitare il diritto di tutela sui figli legittimi, né avevano diritto a gestire liberamente i soldi guadagnati dal proprio lavoro poiché solo al marito spettava farlo: l'autorizzazione maritale cesserà solo dopo l'abrogazione del 19 luglio 1919, quando l'art. 7 darà alla donna la possibilità di esercitare tutte le professioni e accedere agli impieghi pubblici, ad eccezione della politica e dalla difesa militare, da cui si trovano escluse. Il diritto di voto per le donne italiane arriva il 10 marzo 1946, quando per la prima volta una massa di donne si reca alle urne, in 436 comuni. In Nuova Zelanda il suffragio femminile era giunto nel 1893, seguita subito dopo, in una manciata di anni a cavallo fra il vecchio secolo e l'apparire del Novecento, da Australia, paesi scandinavi, Russia, Gran Bretagna, Germania e infine Stati Uniti, nel 1920. Se alla fine dell'Ottocento la popolazione analfabeta in Svezia ammonta a un 10%, in Italia raggiunge picchi fra l'80-90%: molte, la maggior parte, sono donne a cui è impossibile accedere a una qualsiasi forma di istruzione e il cui unico destino è il matrimonio e una vita dedicata ai numerosi parti e le dure esigenze della numerosa famiglia patriarcale.

Al di là delle differenze culturali e sociali la situazione è simile in molti Paesi d'Europa e del mondo, ancora oggi. Nonostante la lezione del femminismo e il cammino di libertà compiuto nell'ultimo secolo, la discriminazione, insieme alla violenza, attualmente rimangono all'ordine del giorno: ogni minuto una donna muore a causa di una gravidanza, ha reso noto l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) lo scorso anno. Infezioni, complicazioni del parto, emorragie, infezioni, aborti effettuati in condizioni precarie uccidono, secondo i dati calcolati dall'OMS, 10 milioni di vite in una generazione, soprattutto nei Paesi a Sud del mondo, dove il mercato delle spose bambine non raggiunge l'Occidente che in un eco di terrore, mentre al di là della sottile striscia azzurra del Mediterraneo facce troppo giovani si truccano prima di finire, con orrore, nel letto di un sconosciuto che le reclama come mogli.

L'economista e banchiere bengalese Muhammad Yunus nel 2006 è stato insignito del Premio Nobel per la Pace grazie all'invenzione del microcredito: aveva iniziato il suo progetto concedendo prestiti alle donne più povere, sollecitandole a creare cooperative all'interno dei villaggi. Il cammino da percorrere è ancora lungo: questa strada parte da noi, perché la libertà, così come la possibilità di un riscatto, non va cercata lontana ma dentro i nostri pensieri, fra i sogni e le speranze, nella coscienza che ogni bambina ha di se stessa. Sviluppare la forza del cambiamento significa scoprire le risorse di energia, libertà di pensiero e azione, entusiasmo che ogni donna ha. Solo quando si inizia a nutrire una consapevolezza sempre più profonda verso se stesse è possibile uscire dalle nebbie paralizzanti della paura e emergere, con coraggio e determinazione, nella luce di un giorno nuovo.

Nessuno nasce forte. Forti si diventa, attraverso la propria storia e le cicatrici che a caro prezzo ci hanno segnato: cura la tua interiorità, non rinunciare alla possibilità di imparare attraverso le tue ferite e il dolore, inizia a nutrire il coraggio e cerca persone che ti diano ispirazione, sorrisi, forza. L'avvocata Shrin Ebadi, prima iraniana a ottenere, nel 2003, il Premio Nobel per la Pace, ha scritto: 'Il maschilismo è una malattia che attacca gli uomini, ma è trasmessa dalle donne'. È a questo che serve l'istruzione, insieme alla cultura: costruire un pensiero critico e libero da pregiudizi, iniziare a pretendere di più per se stesse, trasmettere nuove idee ai nostri figli, gli uomini e le donne di domani. Solo quando noi stesse o facciamo posto a un nuovo modo di affrontare la vita possiamo iniziare a cambiare noi stessi e il mondo intorno a noi: possiamo farcela e dovremmo ripeterlo a nogni attimo.

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