Ottenere un nuovo impiego può essere un problema per chiunque. In particolare over 50 e giovani
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Le previsioni della Commissione europea non lasciano ben sperare. Anche nel 2015 il tasso di disoccupazione italiano – ora al 12,6% – resterà "elevato ai suoi livelli storici", secondo le stime di Bruxelles. Nei prossimi dodici mesi una quota costante di persone cercherà un impiego senza trovarlo, indipendentemente dalla loro età.
Trovare un'occupazione può essere difficoltoso per chiunque. Sia per i più giovani sia per chi ha qualche anno in più e che in virtù dell'innalzamento dell'età pensionabile non può abbandonare il mondo del lavoro. Gli over 50 hanno infatti maggiori difficoltà di reinserimento: la disoccupazione di lungo periodo e la durata media della ricerca di un lavoro arriva – nel 2013 – a circa 27 mesi (sei in più rispetto al totale dei disoccupati). Un problema che potrebbe riguardare una porzione della popolazione sempre più consistente: nel 2051 un italiano su tre avrà più di 64 anni, secondo le stime dell'ISTAT contenute nelle Previsioni demografiche.
Di qui i tentativi dei governi, succedutesi nel corso degli ultimi anni, di rendere più semplice l'assunzione per chi - senza un lavoro - ha oltre 50 anni. In che modo? Con l'adozione di diversi incentivi, come quelli introdotti con la legge finanziaria per il 2010 - e poi prorogati dalle leggi di Stabilità per il 2011 e il 2012 – e dalla legge n. 92/2012: riduzione del 50% della quota contributiva a carico del datore di lavoro in caso di assunzione di lavoratori over 50 e disoccupati da almeno un anno con contratto di lavoro a tempo indeterminato o determinato, oppure in caso di somministrazione.
Anche nella fascia d'età compresa tra i 15 e i 24 anni le cose potrebbero andare meglio. Il tasso di occupazione è pari al 15,6% mentre quello di disoccupazione - ovvero la quota di disoccupati (le persone alla ricerca di un lavoro) sul totale di quelli attivi - è invece a quota 42,9%. I giovani senza un'occupazione sono ancora troppi. Eppure anche avere un impiego non offre (significative) certezze. Nel 2013 – quando il tasso di occupazione si è attestato a quota 16,3% - il 52,5% dei giovani italiani aveva un lavoro precario, secondo quanto riferito dall'OCSE nell'ultimo Employment Outlook. Nel 2012 era il 52,9% mentre prima dell'inizio della crisi economica (nel 2007) era il 42,3%.
Tasso di occupazione che si cerca di innalzare attraverso strumenti come la Garanzia Giovani, un piano europeo contro la disoccupazione giovanile (nei Paesi UE con oltre il 25% di disoccupati nella fascia d'età interessata) e che prevede una serie di investimenti in politiche attive di orientamento, istruzione e formazione e inserimento al lavoro, indirizzate a quei giovani (under 29) disoccupati o che non sono impegnati in un'attività lavorativa e né inseriti in un percorso scolastico o formativo: i cosiddetti Neet – Not in Education, Employment or Training.
Un piano ambizioso che tuttavia, a distanza di sei mesi dal suo avvio, non sembra aver ottenuto i risultati sperati/annunciati, coinvolgendo – secondo i dati aggiornati al 23 ottobre – 262.171 ragazzi (solo il 12% dei Neet e disoccupati under 29 italiani). Pochi sono quelli che hanno affrontato il primo colloquio orientativo (64.446) così come sono poche le opportunità di lavoro offerte (soltanto 27.393, il 70% delle quali al Nord). Molte sono invece le Regioni (Piemonte, Valle d'Aosta, Friuli Venezia Giulia, Marche, Abruzzo, Molise, Basilicata e Calabria) che non hanno emanato i bandi con cui destinare le risorse. Altre invece ne hanno utilizzato solo il 16% (Emilia Romagna, Toscana e Sicilia).