NASCITE AL MINIMO

Allarme per il Mezzogiorno: Pil in calo da sette anni, cresce meno di Atene

Preoccupante fotografia scattata dal Svimez: "Mai così pochi occupati al Sud, pagano donne e giovani. C'è il rischio sottosviluppo permanente"

30 Lug 2015 - 14:25

    © -afp

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"Un Paese diviso e diseguale, dove il Sud scivola sempre più nell'arretramento". E' la preoccupante fotografia scattata dall'Associazione per lo sviluppo dell'Industria nel Mezzogiorno secondo cui "nel 2014 per il 7° anno consecutivo il Pil del Meridione è ancora negativo (-1,3%) e il divario tra il Pil del Centro-nord (a +53,7%) e del Sud nel 2014 ha toccato il record degli ultimi 15 anni". Il Mezzogiorno "è cresciuto la metà della Grecia".

"Dal 2000 al 2013 il Sud è cresciuto del 13% mentre la Grecia ha segnato un +24%: oltre 40 punti percentuali in meno della media delle regioni Convergenza dell'Europa a 28 (+53,6%)", sottolinea il Svimez evidenziando anche che, in questi sette anni, l'Italia nel suo complesso è stato il Paese con meno crescita dell'area euro a 18 con il +20,6% a fronte di una media del 37,3%.

In termini di Pil pro capite, il Mezzogiorno nel 2014 è sceso al 53,7% del valore nazionale, un risultato mai registrato dal 2000 in poi. Lo scorso anno infatti quasi il 62% dei meridionali ha guadagnato meno di 12 mila euro annui, contro il 28,5% del Centro-Nord. Nel dettaglio a livello nazionale, il Pil è stato di 26.585 euro, risultante dalla media tra i 31.586 euro del Centro-Nord e i 16.976 del Mezzogiorno.

La Calabria la regione più povera - A livello di regioni il divario tra la più ricca, Trentino Alto-Adige con oltre 37mila euro, e la più povera, la Calabria con poco meno di 16mila euro, è stato di quasi 22mila euro, in crescita di 4mila euro in un solo anno.

In Sicilia rischio povertà più alto - Tutto questo si riflette nel rischio povertà che coinvolge una persona su tre al Sud e solo una su dieci al Nord. La regione italiana con il più alto rischio di povertà è la Sicilia (41,8%), seguita dalla Campania (37,7%) ma in generale al Sud è aumentata rispetto al 2011 del 2,2% contro il +1,1% del Centro-Nord.

Mai così pochi occupati, pagano donne e giovani - "Il numero degli occupati nel Mezzogiorno, ancora in calo nel 2014, arriva a 5,8 milioni, il livello più basso almeno dal 1977, anno di inizio delle serie storiche Istat", si legge poi nel rapporto Svimez che sottolinea che il prezzo più alto sia pagato da donne e giovani. Situazione difficile in particolare per le donne che, tra i 15 e i 34 anni sono occupate al Sud solo una cinque.

Nascite al minimo da 150 anni - Inoltre "nel 2014 al Sud si sono registrate solo 174mila nascite, livello al minimo storico registrato oltre 150 anni fa, durante l'Unità d'Italia: il Sud sarà interessato nei prossimi anni da un stravolgimento demografico, uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili. Il Sud è quindi destinato a perdere 4,2 milioni di abitanti nei prossimi 50 anni, arrivando così a pesare per il 27,3% sul totale nazionale a fronte dell'attuale 34,3%.

Rischio sottosviluppo permanente -
Il Svimez lancia dunque l'allarme: "Il Sud è ormai a forte rischio di desertificazione industriale, con la conseguenza che l'assenza di risorse umane, imprenditoriali e finanziarie potrebbe impedire all'area meridionale di agganciare la possibile ripresa e trasformare la crisi ciclica in un sottosviluppo permanente".

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