Confindustria: "Paghiamo la mancanza di guida politica con un punto di Pil. E rischiamo di non agganciare la ripresa europea". Bruxelles: "L'Italia favorisca lo sviluppo economico"
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"Siamo a tempo scaduto. Un governo non serve subito, serve subitissimo". Lo afferma il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. "Se non si risolverà a breve la situazione di stallo politico, con la formazione di un governo, l'Italia rischia di non agganciare la ripresa che l'Europa attende nella seconda metà dell'anno", prosegue il numero uno di Viale dell'Astronomia.
"La mancanza di governo ci costa un punto di Pil" - Squinzi ha anche conteggiato il valore della mancanza di una guida politica per il Paese: l'attuale assenza di un governo e l'allentamento dell'azione dell'esecutivo Monti nella seconda parte della sua esperienza, ha detto, "si può calcolare che abbia portato alla perdita di un punto percentuale di Prodotto interno lordo, cioè a 1600 miliardi di euro".
"C'è il rischio di non agganciare la ripresa che ci sarà in Europa la seconda metà dell'anno. Ed è un fatto piuttosto grave", ha detto ancora, a margine dell'inaugurazione del salone del Mobile.
Ma c'è un rischio forse ancora più grave, avverte Squinzi: "Sul piano sociale l'assenza di un governo non potrà proseguire a lungo senza portare a conclusioni violente. Sono anche molto preoccupato perché la situazione è quella che sappiamo: ad oggi contiamo 62 casi di suicidi di imprenditori".
Per quanto riguarda il decreto con cui il governo uscente di Mario Monti ha parzialmente sbloccato la liquidazione dei debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese, il numero uno di Confindustria ha espresso qualche perplessità: "Ci aspettavamo un pochino più di coraggio. Senza alcune correzioni il Paese continuerà a essere in grande difficoltà". Il debito "è probabilmente almeno tre volte i 40 miliardi, che peraltro vengono dati in forma molto diluita", si è poi lamentato.
Ok a governo di larghe intese - ''Mi sono espresso già immediatamente dopo le elezioni, quando è risultato chiaro che non c'era un esito netto: qui dobbiamo dedicarci ai problemi veri dell'economia e dobbiamo fare un governo di uomini di buona volontà che abbiano a cuore i problemi del paese'', ha affermato il presidente di Confindustria.
Ue: "Agire ora con un fisco favorevole alla crescita" - Un'esortazione ad agire subito arriva anche da Bruxelles, che nel suo rapporto sugli squilibri economici chiede al nostro Paese "un sistema fiscale più favorevole alla crescita", invitando anche ad "applicare in pieno le riforme adottate negli ultimi mesi e a proseguire lo sforzo per sostenere il consolidamento dei conti e liberare il potenziale di crescita".
Mix micidiale di scarsa competitività e debito elevato - "In Italia persistono squilibri macroeconomici che richiedono monitoraggio e azione decisiva", dicono a Bruxelles, sottolineando che "andamento dell'export, perdita di competitività e debito elevato in una situazione di crescita condizionata richiedono attenzione per ridurre i rischi di effetti avversi".
E proprio l'alto debito "resta un grave problema dell'Italia, che è sempre vulnerabile ai repentini cambiamenti dei mercati - si legge ancora nel rapporto -. Permane quindi il rischio di contagio al resto della zona euro se si dovesse intensificare nuovamente la pressione sul debito italiano", che deve quindi scendere.
L'Europa avverte inoltre l'Italia sui rischi che gli squilibri economici compportano per il nostro Paese: "La persistente debolezza strutturale ha ridotto la capacità italiana di assorbire gli shock economici, la condizione finanziaria resta fragile e le prospettive di crescita a medio termine restano condizionate". Bruxelles ritiene che, "nonostante siano state prese misure importanti per affrontare questi squilibri", indicati dalla Commissione già a maggio e novembre 2012, "la loro piena applicazione resti una sfida e servano azioni in diverse aree".
Strigliata alle imprese: scarsa innovazione - A proposito delle esportazioni in calo, l'Europa non risparmia critiche alle imprese italiane, scrivendo che il nostro export "soffre del modello di specializzazione delle imprese, simile a quello cinese, che punta su settori low-tech, per la scarsa capacità di innovazione delle aziende".